Astrazeneca quoterà azioni ordinarie direttamente a Wall Street
AstraZeneca quoterà azioni ordinarie direttamente al New York Stock Exchange, sostituendo l’attuale struttura basata su titoli depositari (ADR). Il gruppo farmaceutico anglo-svedese, nell’annunciare l’operazione, ha tuttavia ribadito che manterrà la propria sede legale e la quotazione primaria a Londra.
«Adottare una struttura di quotazione globale ci permetterà di raggiungere una base di investitori più ampia e diversificata» ha dichiarato il presidente di AstraZeneca, Michel Demaré, in una nota ufficiale.
Sulla piazza di Londra il titolo nelle prime battute della seduta guadagnava attorno all’1,5% questa mattina.
Timori di disimpegno dalla Gran Bretagna
La decisione arriva dopo indiscrezioni secondo cui AstraZeneca — oggi la società con la più alta capitalizzazione del mercato londinese — stava valutando un possibile spostamento della quotazione principale negli Stati Uniti, alimentando i timori su un ulteriore indebolimento della City, che continua a perdere attrattività rispetto ai mercati americani, in grado di offrire valutazioni più elevate.
All’inizio di settembre, il gruppo aveva anche annunciato la sospensione di un investimento da 200 milioni di sterline (circa 268,8 milioni di dollari) nel proprio centro di ricerca a Cambridge, contribuendo ad accrescere l’incertezza sulle sue intenzioni a lungo termine nel Regno Unito. Per altro la decisione si inserisce in un contesto in cui diverse big pharma stanno disimpegnandosi in Uk: oltre ad Astrazeneca, infatti, anche Merck ha abbandonato il progetto di investire in un centro di ricerca e sviluppo da 1 miliardo di sterline (1,4 miliardi di dollari) a Londra e ha deciso di ritirare del tutto le proprie attività di ricerca dal Paese. Sulla stessa lunghezza d’onda si è mossa anche l’americana Eli Lilly, che ha recentemente sospeso i piani per lanciare nel Regno Unito un nuovo incubatore biotech, denominato Gateway Labs alla luce delle crescenti preoccupazioni legate alla politica dei prezzi dei farmaci e ad altri aspetti regolatori. L’ultima società a fare un annuncio in questo senso è stata poi Sanofi, che ha deciso di non prendere in considerazione «alcun investimento rilevante» nella ricerca e sviluppo di farmaci nel Regno Unito, almeno per il momento. Il tutto a seguito delle difficili trattative sui prezzi dei medicinali, che a fine agosto hanno portato il ministro della Salute britannico ad abbandonare il tavolo negoziale con l’associazione di categoria dell’industria farmaceutica.
Fonte: Il Sole 24 Ore