Attentati di Parigi, Salah Abdeslam «vorrebbe potersi spiegare con le vittime»

Attentati di Parigi, Salah Abdeslam «vorrebbe potersi spiegare con le vittime»

A pochi giorni dalle commemorazioni per il decimo anniversario degli attentati del 13 novembre allo Stade de France, il Bataclan, e i locali del centro di Parigi, l’avvocatessa dell’unico superstite dei commando terroristi ancora in vita, Salah Abdeslam, dice che il suo assistito sarebbe pronto ad impegnarsi in un processo di giustizia riparatrice. «È una persona che potenzialmente amerebbe poter spiegare un po’ la situazione, discutere, aprire una porta alle parti civili, se queste lo volessero», ha dichiarato Olivia Ronen, intervistata da France Info.

Giustizia riparativa

«Lui si è espresso in questo senso, come anche alcune parti civili che vogliono entrare in contatto con lui», ha aggiunto. La giustizia riparatrice è un approccio quasi terapeutico piuttosto sconosciuto che si sviluppa in Francia da una decina di anni. Serve a mettere in relazione, in modo volontario e organizzato, vittime e autori per favorire la comprensione, il dialogo e in alcuni casi la riconciliazione. L’obiettivo è ripristinare il tessuto sociale, riconoscere le sofferenze delle vittime e responsabilizzare l’autore. Su X, Arthur Dénouveaux, uno de superstiti del Bataclan e presidente dell’associazione Life for Paris, ha ringraziato l’avvocatessa per le sue parole di solidarietà rispetto alle vittime. «Quanto alla giustizia riparatrice – ha detto – diverse vittime degli attentati se ne interessano, il che potrebbe portare come in Spagna o in Italia a degli incontro in prigione con il suo assistito».

Intelligence critica

Ieri, la direttrice generale dell’intelligence interna della Francia (Dgsi), Céline Berthon, ha detto che Abdeslam è ancora «radicalizzato e convinto dell’ideologia mortifera» dalla jihad. A France Info, l’avvocatessa dell’unico terrorista superstite delle stragi – che causarono oltre 130 morti tra lo Stade de France, il Bataclan e i locali del centro di Parigi – assicura che «le cose vanno in senso opposto. Abbiamo una persona che tenta di accedere all’istruzione che, tra l’altro, ha presentato le proprie scuse alle parti civili durante il processo, il che è un fatto piuttosto raro», secondo Olivia Ronen. Quanto al computer di cui dispone in cella, «l’ha acquisito legalmente per avere accesso a una formazione», spiega l’avvocata, aggiungendo: «Essendo lui in isolamento, non può seguire una formazione come tutti, lo fa per corrispondenza e si nutre intellettualmente».

Gli ultimi fatti

Ieri, la polizia antiterrorismo di Parigi (Pnat) ha chiesto l’incriminazione e l’incarcerazione preventiva per l’ex compagna di Abdeslam, Maewa B. insieme ad altre due persone, tra cui una minore, per un progetto di attentato contro la Francia. Secondo il Pnat, il «progetto di azione violenta» non avrebbe tuttavia legami con Abdselam. Quanto al caso delle chiavette Usb che Abdeslam avrebbe ricevuto illegalmente in carcere dalla sua ex (l’ex terrorista è stato posto in stato di fermo per ben due volte la settimana scorsa per questa vicenda), Olivia Ronen, riconosce i fatti. Ma dice di interrogarsi «sul timing di questo dossier. Il computer (di Abdeslam) è stato sequestrato nel gennaio 2025. Non riesco a capire come questo abbia potuto condurre ad un fermo dieci mesi dopo, a qualche giorno dalle commemorazioni del 13 novembre. Non voglio sottintendere nulla e non faccio processi alle intenzioni ma fatico a capirne la logica». Secondo la giustizia francese, Abdeslam non avrebbe più rapporti con Maewa B. dallo scorso aprile.

Fonte: Il Sole 24 Ore