Auto ed elettrodomestici, i bonus non spingono l’industria

Auto ed elettrodomestici, i bonus non spingono l’industria

Si può fare politica industriale anche con la politica dei bonus? La maggior parte degli analisti economici direbbe un secco No. A maggior ragione, forse, alla luce degli ultimi casi, se pensiamo a quanto accaduto con le auto e a quanto sta accadendo con gli elettrodomestici. Partiamo da quest’ultimo esempio. La misura era stata inserita nella legge di bilancio a fine 2024. Quasi un anno per mettere a punto i decreti attuativi e – negli ultimi mesi – l’effetto attesa che ha quasi bloccato il mercato. Poi il 18 novembre il click day e quarantotto milioni di euro polverizzati in meno di 10 ore, con 550mila famiglie che si sono prenotate senza avere ancora certezza che accederanno al contributo.

Mancata scossa

 È una scossa per l’industria? C’è da dubitarne, visto che i 30 marchi di prodotti che partecipano alla campagna tranne rare eccezioni hanno una base produttiva all’estero, ancorché in Unione europea. Dall’analisi dei tavoli di crisi degli ultimi anni, con i produttori di elettrodomestici in ritirata dall’Italia (vedi il caso Beko), si comprende con chiarezza che il tessuto manifatturiero in questo settore è in un lento e forse irreversibile declino, senza che misure di politica industriale vere (incentivi alla ricerca mirati o riduzioni del costo dell’energia ad esempio) siano state messe in campo.

E l’auto? Tra il 22 e il 23 ottobre sono bastate meno di 24 ore per esaurire un plafond di 595 milioni di euro destinato a incentivare le auto elettriche. Andiamo indietro nel tempo. In una manciata di giorni si erano chiuse le campagne per i contributi all’acquisto di veicoli industriali all’inizio di quest’anno (25 milioni a disposizione) e quelli, sempre rivolti alle auto elettriche, con 200 milioni, lanciati a metà del 2024. Risultato sull’industria nazionale? Impercettibile. I costruttori asiatici restano i principali beneficiari di operazioni di questo tipo in attesa che si rafforzi la concorrenza di modelli made in Italy o made in Europe. E oggi l’indotto Stellantis è in sofferenza, con più di un’azienda destinata ad entrare nell’elenco dei tavoli di crisi gestiti dal ministero delle Imprese e del made in Italy.

Fonte: Il Sole 24 Ore