
Auto elettriche: apre in Estonia la più grande fabbrica di magneti fuori dalla Cina
Ad una manciata di chilometri dal confine russo, nelle stesse ore in cui Mig di Mosca venerdì 19 settembre violavano lo spazio aereo estone, a Narva – estremo confine nord-orientale dell’Unione europea, è stata inaugurata la più grande fabbrica di magneti in terre rare d’Europa, la più grande fuori dalla Cina. Realizzata in poco più di due anni dal gruppo canadese Neo Performance Materials e cofinanziata dai fondi strutturali europei, produrrà magneti permanenti in terre rare, componenti essenziali per le auto elettriche, le turbine eoliche e la microelettronica. L’obiettivo iniziale è di circa un milione di componenti per veicoli elettrici all’anno. Il colosso della componentistica automotive Bosch, scrive Bloomberg, ne ha già opzionato «una quota significativa».
Il nuovo impianto dovrebbe consentire di ridurre la dipendenza dell’industria europea dalle importazioni cinesi, soprattutto dopo le recenti restrizioni all’export da parte di Pechino.
Per realizzare i magneti, lo stabilimento di Narva utilizzerà le terre rare lavorate a Sillamäe, qualche decina di chilometri a Ovest, eredità dell’era sovietica. Città-chiusa, non indicata sulle mappe, era un centro di produzione di uranio per usi militari. Attualmente questo è l’unico impianto di separazione delle terre rare su scala industriale in funzione in Europa.
«Neo ha firmato numerosi contratti di fornitura da cinque a sette anni nell’ordine di 50-100 milioni di dollari» ha detto il ceo di Neo, Rahim Suleman, aggiungendo che le consegne principali partiranno nel 2026. «Questo è il più importante progetto di materiali critici in corso oggi in Europa» ha ricordato.
Il Jtf e i progetti in Italia
A settembre 2023 si stavano scavando le fondamenta del nuovo stabilimento di Narva che oggi entra in produzione, sia pure con qualche mese di ritardo rispetto al previsto. L’investimento complessivo si aggira intorno ai 65 milioni di euro, inferiore a quello individuato inizialmente, a cui l’Unione europea ha contribuito con 14,5 milioni del Jtf, Just Transition Fund. Il Jtf, “fondo per una transizione giusta”, è utilizzato dalla Ue per per arginare gli effetti sociali della transizione green nelle aree industriali più inquinate dove è più necessario passare a a produzioni meno impattanti dal punto di vista ambientale. In Italia ne beneficiano per oltre un miliardo di euro il Sulcis, in Sardegna, dove i progetti sono già avviati, e Taranto, dove invece i primi avvisi sono stati pubblicati a luglio scorso. Sarà una corsa contro il tempo per non perdere le risorse europee che bisogna spendere entro il 2026 perché provenienti al 70% da Next Generation Eu.
Fonte: Il Sole 24 Ore