Auto, la stretta cinese sulle terre rare ferma le prime fabbriche in Europa

Auto, la stretta cinese sulle terre rare ferma le prime fabbriche in Europa

La Society of Indian Automobile Manufacturers (Siam) ha chiesto al Governo di Narendra Modi di mediare con Pechino, avvertendo che la produzione di auto del Paese fin da giugno rischia «un brusco arresto».

Prima ancora si era mobilitata l’industria statunitense, con una lettera all’amministrazione Trump datata 9 maggio, firmata da due associazioni (Alliance for Automotive Innovation e MEMA) che insieme rappresentano tutta la filiera, dai produttori di veicoli con stabilimenti negli Usa – tra cui Stellantis – ai fornitori di componenti di ogni genere, compresi batterie e semiconduttori.

«Senza un accesso affidabile a questi elementi (le terre rare, Ndr) e ai magneti – si legge nel testo, filtrato alla Reuters – i fornitori del settore automobilistico non saranno in grado di produrre componenti fondamentali, tra cui cambi automatici, corpi farfallati, alternatori, motor ausiliari, sensori, cinture di sicurezza, altoparlanti, luci, motori, servosterzi e telecamere».

Tra i primi a segnalare il rischio di carenze di terre rare c’era stato anche Mp Materials, uno dei pochi produttori non cinesi, nonché l’unico attivo negli Usa, che aveva previsto l’emergere di difficoltà proprio a partire da giugno: «Non mi sorprenderebbe vedere dal prossimo mese fabbriche che chiudono, che sia nell’aerospaziale, nell’auto o nei prodotti di largo consumo», aveva dichiarato il 9 maggio il ceo e cofondatore Jim Lutinski in una call con gli analisti, di cui Il Sole 24 Ore aveva dato conto.

I nodi ora stanno venendo al pettine, segnando un’ulteriore escalation nelle guerre commerciali che minacciano l’economia globale. Proprio mercoledì 4 è entrato in vigore il raddoppio al 50% dei dazi Usa su alluminio e acciaio: un «aggiustamento» – così lo definisce l’ordine esecutivo della Casa Bianca – da cui Trump ha esentato in extremis soltanto la Gran Bretagna, che rischia di esacerbare gli animi, oltre che un infliggere l’ennesimo durissimo colpo all’industria metallurgica europea.

Fonte: Il Sole 24 Ore