Auto: solidità finanziaria intatta, ma big europei esposti ai venti cinesi

Auto: solidità finanziaria intatta, ma big europei esposti ai venti cinesi

La transizione elettrica dell’industria automobilistica europea procede tra luci e ombre. Secondo l’aggiornamento pubblicato oggi da Scope Ratings, i costruttori del Vecchio Continente affrontano un contesto operativo sempre più complesso, segnato da pressioni sui margini, incertezze normative e minaccia dei dazi made in Usa oltre che nuove tensioni lungo la catena del valore. L’outlook di settore resta negativo per il primo semestre del 2025, con prospettive di stabilizzazione legate a un riequilibrio tra volumi, costi e strategie industriali.

La crescita delle vendite di veicoli elettrici (Bev e ibridi) è confermata, ma disomogenea: Renault e Volkswagen hanno registrato incrementi significativi in Europa, dove il calo di Tesla ha aperto spazi per i concorrenti. Al contrario, la stessa Volkswagen continua a perdere terreno in Cina, mentre Stellantis ha riportato una flessione delle vendite Ev negli Stati Uniti. Bmw e Vw sono invece in crescita sul mercato americano. Attualmente, i veicoli elettrici rappresentano circa il 15% del mercato europeo, una quota ancora lontana dai livelli necessari per il raggiungimento degli obiettivi UE di riduzione della CO2.

Caso Volkswagen emblematico della sfida in corso

Il report, firmato dall’analista Lucas Pozza, sottolinea che l’industria resta focalizzata sull’elettrificazione per rispondere alla regolamentazione ambientale, ma cresce il pressing verso Bruxelles per ammorbidire le scadenze: tra le proposte in discussione vi sono la proroga del divieto di vendita di auto con motori a combustione interna oltre il 2035 o norme meno stringenti per i modelli di piccola cilindrata, segmento in cui Renault e alcuni marchi Stellantis – come Citroën e Fiat – conservano un vantaggio competitivo.

Il caso Volkswagen è emblematico della sfida in corso: nel primo trimestre 2025 un’auto su cinque venduta in Europa dal secondo produttore mondiale è stata elettrica, ma questo ha avuto un impatto diretto sulla redditività operativa, scesa dal 6% al 4,7% su base annua, al netto di poste straordinarie. Il messaggio è chiaro: l’espansione dell’offerta Ev non sta ancora generando ritorni proporzionati agli investimenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore