
Autovelox nel caos tra sentenze, ricorsi e censimenti
Sono passati quasi 15 mesi da quando la Cassazione ha fatto deflagrare il problema della mancata omologazione degli autovelox, ma ancora non si vede una soluzione all’orizzonte. Dopo mesi di pronunce che hanno confermato quella originaria (ordinanza n. 10505 del 18 aprile 2024) secondo cui non basta la semplice approvazione degli apparecchi per accertare validamente gli eccessi di velocità, l’ultima novità è che in questi giorni la Camera sta approvando un emendamento al decreto Infrastrutture (Dl 73/2025) per censire i rilevatori utilizzati dagli organi di polizia.
Dati allarmanti
Il censimento – come si legge nella relazione tecnica che accompagna l’emendamento – serve per avere un quadro preciso della situazione, dopo le prime allarmanti cifre fornite il 29 aprile dall’Anci al tavolo interministeriale costituito dal Mit a settembre 2024 per affrontare il problema: secondo l’associazione dei Comuni, tra gli apparecchi a disposizione delle polizie locali, quasi il 60% di quelli fissi e oltre il 67% di quelli mobili, oltre a non essere omologato, non avrebbe nemmeno i requisiti teorici per esserlo, perché è stato approvato prima del 2017.
Infatti, in quell’anno lo stesso Mit (con il Dm 282) fissò regole di approvazione dei dispositivi che i tecnici del Governo ritengono equivalenti a quelle di omologazione (per completezza, si rammenta che l’articolo 1 del Dm parla di una approvazione nelle more dell’emanazione di specifiche norme per l’omologazione dei misuratori, ai sensi dell’articolo 192 del Dpr 495/1992).
Dunque, meno della metà degli apparecchi in uso dai corpi di polizia più attivi nei controlli sarebbe “sanabile”. Infatti, prima di quel Dm i criteri di approvazione erano meno rigorosi e, quindi, c’è una fondata preoccupazione che siano tuttora in uso apparecchi non del tutto affidabili.
Il censimento e il blocco dei misuratori
L’emendamento, inserito nell’articolo 5 del Dl, istituisce una sezione nel portale del Mit dedicata al censimento dei misuratori di velocità. Gli enti da cui dipendono gli organi di polizia stradale, dal ministero dell’Interno fino ai Comuni, dovranno comunicare i dati di tutte le apparecchiature utilizzate, indicando per ciascuna «la conformità a un tipo, marca e modello approvato o omologato».
Fonte: Il Sole 24 Ore