
Banca Generali, lo stallo dell’Ops allontana i competitor in Borsa
Due scendono e quattro salgono. Dal 25 aprile scorso, ossia dal giorno successivo all’assemblea di Generali che ha decretato la permanenza al vertice del tandem composto dal presidente Andrea Sironi e dall’amministratore delegato Philippe Donnet, e immediatamente prima dell’annuncio a sorpresa di un’Ops su Banca Generali targata Mediobanca, i titoli del Leone di Trieste, della controllata nel private banking, di Piazzetta Cuccia, di Fineco, di Mediolanum e di Azimut hanno iniziato a imboccare strade diverse.
Se da quel giorno le azioni dell’istituto guidato da Alberto Nagel sono cresciute di quasi il 10%, quelle della compagnia assicurativa sono scese del 6%. Complice in parte, suggeriscono da Piazza Affari, lo stop alla speculazione rispetto a imminenti ribaltoni alla guida. Solo questo? Probabilmente no, anzi. Altrimenti non si spiegherebbe la caduta di Banca Generali. La società oggetto dell’offerta di Mediobanca da fine aprile ha lasciato sul terreno di Borsa quasi il 3%. Non una percentuale enorme ma sufficiente per far emergere chiaramente l’andamento completamente divergente rispetto a quello mostrato dall’offerente, ciò nonostante l’exploit post annuncio dell’Ops. Non solo, la performance è ben distante anche dai movimenti messi a segno dei principali competitor di Banca Generali.
Da quel giorno Fineco è salita del 9%, Azimut dell’11,5% e Mediolanum del 10,6%. Il comparto, dunque, ha viaggiato in ben altra direzione.
Come si spiega questo andamento così differente? La Borsa, evidentemente, ha intuito o comunque ha cominciato a scontare dove effettivamente si va a creare valore con questa operazione.
Per Mediobanca dal punto di vista industriale la realizzazione di un polo nel wealth management è indubbiamente una notizia positiva tanto più considerato la struttura dell’offerta. Piazzetta Cuccia mette al servizio dell’Ops il 13% che detiene in Generali. Per le controparti, invece, quali sono i benefici? Ecco tutti questi aspetti sono ancora da chiarire. Per la compagnia assicurativa si può dire che il principale punto a favore è la rescissione del legame storico con Mediobanca stessa che negli anni passati è stata spesso imputata di essere un freno alla crescita. Ma tutto questo a quale prezzo? Così facendo il Leone rinuncia a un asset che, sebbene non partecipi in maniera consistente agli utili del gruppo di Trieste, è centrale per Generali Italia, uno dei pilastri su cui poggia il business della compagnia. Banca Generali è fondamentale, infatti, dal punto di vista industriale, in termini di raccolta.
Fonte: Il Sole 24 Ore