Banche e sostenibilità, tra il dire e il fare c’è di mezzo il greenwashing

Banche e sostenibilità, tra il dire e il fare c’è di mezzo il greenwashing

Impegni sulla sostenibilità e azioni concrete. C’è coerenza tra teoria e pratica quotidiana da parte delle banche? Ad analizzare il comportamento degli istituti di credito sono stati i ricercatori di tre università italiane (Ferrara, Pisa e Torino) che hanno monitorato i documenti ufficiali di 65 banche con sedi nei Paesi del G20 su un periodo che va dal 2015, anno chiave per il mondo della sostenibilità, al 2022. Ebbene, soltanto 26 istituti di credito nell’arco dei 7 anni hanno mostrato un progressivo allineamento tra gli impegni dichiarati, soprattutto in materia climatica, e le azioni realizzate. La buona notizia è che di queste 26 banche, la maggioranza (18) sono europee.

Lo studio

Lo studio ha un titolo lunghissimo: The Influence of External Contextual and Firm-Specific Stakeholder Voices on Banks’ Greenwashing: Effective Monitoring or an Incentive to Deceive?”. Le autrici e gli autori sono Giuliana Birindelli (università di Pisa), Vera Palea e Aline Miazza (entrambe dell’università di Torino) e Mauro Aliano (università di Ferrara). In particolare, i ricercatori hanno messo a punto un indicatore per il settore bancario che ha misurato la discrepanza tra quanto dichiarato appunto nei report di sostenibilità e quello che gli istituti hanno fatto nella pratica. A supporto ci sono due punteggi: uno che valuta la trasparenza sulla base della frequenza dei termini ambientali presenti nei documenti ufficiali; l’altro punteggio analizza e misura invece l’effettiva adozione di strategie verdi come, per esempio, il finanziamento di progetti ambientali, la gestione sostenibile degli asset e le politiche di disinvestimento dai combustibili fossili.

Regolamentazione e opinione pubblica

Nello studio poi si cerca di capire quanto pesino le regole green e anche la pressione dell’opinione pubblica. Ebbene, secondo i ricercatori, la regolamentazione bancaria non esercita l’effetto deterrente auspicato a proposito del greenwashing. Gli istituti tendono a concentrarsi più sulla compliance che sull’effettiva azione concreta. Viceversa, laddove c’è una forte opinione pubblica, le cose cambiano. Una maggiore attenzione dei cittadini sui temi del cambiamento climatico porta a una riduzione del greenwashing da parte delle banche. L’attenzione sull’ambiente dell’opinione pubblica riduce dunque la fuffa green.

Analisti e rating Esg

Infine il mercato. Nello studio viene evidenziato che una maggiore copertura da parte degli analisti finanziari è correlata a un aumento del greenwashing da parte degli istituti di credito. Il motivo? Il pressing sui risultati finanziari di breve termine potrebbe spingere le banche ad amplificare le tematiche di sostenibilità presenti nei report. Un’amplicazione che poi non viene concretizzata con azioni allineate a quanto dichiarato nei documenti ufficiali.

Fonte: Il Sole 24 Ore