BancoBpm tenta la lista del cda: primo test per la legge capitali

BancoBpm tenta la lista del cda: primo test per la legge capitali

BancoBpm potrebbe essere la prima società quotata a utilizzare la lista del cda dopo l’entrata in vigore del Ddl capitali, che ha reso più difficile la sua adozione nella corporate governance italiana. In vista del rinnovo delle cariche da parte dell’assemblea nella primavera del 2026, l’attuale board di BancoBpm si è messo al lavoro – con il supporto degli advisor legali – per verificare la possibilità di varare una lista del cda per la cui approvazione, secondo le nuove regole, è richiesta la maggioranza dei due terzi del consiglio di amministrazione uscente. Ma a complicare l’utilizzo della lista del cda sono soprattutto le previsioni del Ddl capitali riguardo alle liste di minoranza distinguendo i casi in cui esse abbiano ottenuto più o meno del 20% dei voti complessivi espressi in assemblea. Una procedura complessa che un anno fa, più o meno in questo periodo, aveva portato le Assicurazioni Generali a desistere dal tentativo di farne uso in vista dell’assemblea di aprile 2025.

Ora a riprovarci è il BancoBpm che, dopo essere sfuggito all’Ops di UniCredit, si avvia verso il rinnovo del board con un assetto azionario del tutto particolare.

Il primo azionista singolo è diventato il gruppo francese Credit Agricole con una quota di circa il 20%. Agricole ha chiesto alla Vigilanza Bce di poter salire fino al 24,9% (soglia d’Opa) ed è possibile che ciò avvenga entro la data dell’assemblea. La richiesta di autorizzazione esclude la volontà di avere il controllo e dunque è ragionevole pensare che i francesi puntino ad avere una rappresentanza di minoranza nel cda di BancoBpm. In parallelo, anche Assogestioni – come da tradizione – potrebbe presentare una propria lista di minoranza attraendo i voti dei fondi. Ma in questo caso chi presenterà la lista di maggioranza, o meglio la lista che ripresenta il vertice con il presidente Massimo Tononi e l’amministratore delegato Giuseppe Castagna?

Pur essendo tutti favorevoli alla loro riconferma dati i risultati ottenuti, la lista con i loro nomi – in assenza di una lista del cda – sarebbe presentata dal patto di consultazione “tricolore” che raggruppa alcune Fondazioni e Casse previdenziali. Un patto che però detiene solo il 6,51% del capitale e che quindi, stando all’attuale assetto azionario, potrebbe risultare come la terza lista in ordine di voti in assemblea. I vertici sarebbero comunque rieletti ma i loro nomi sarebbero tratti da una lista di minoranza. A meno che Assogestioni non decida di rinunciare alla propria lista, invitando i fondi a votare quella di Casse e Fondazioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore