
Bankitalia, Panetta: i dazi costano un punto alla crescita mondiale. Effetto doppio negli Stati Uniti
I rischi delle criptoattività, dai bitcoin alle stablecoins
Il governatore ha parlato delle connessioni tra il mondo delle criptoattività e il sistema finanziario, le cui attività si stanno intensificando. Aumentano, infatti, «sia gli accordi tra operatori in criptoattività e intermediari finanziari, sia le iniziative avviate da questi ultimi. Alcune società quotate statunitensi hanno acquistato ingenti quantità di Bitcoin, esponendo così le proprie azioni – e indirettamente i risparmiatori – alla volatilità di questo strumento. Da tempo operano fondi negoziati in borsa che investono in Bitcoin. Questi sviluppi hanno implicazioni sul fronte dei rischi». UDa una parte le criptoattività, come Bitcoin, prive di un sottostante; «strumenti altamente volatili, scambiati prevalentemente in contesti non regolamentati, opachi. La crescente interconnessione con il sistema finanziario rende più difficile contenerne i rischi». Dall’altra le cosiddette stablecoins: «si tratta di strumenti che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a valute o attività sottostanti, ma che espongono comunque i detentori ai rischi legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante. In assenza di norme adeguate, la loro idoneità come mezzi di pagamento è quanto meno dubbia».
Il piano per l’euro digitale e l’educazione finanziaria
«Ma sarebbe illusorio pensare che l’evoluzione delle criptoattività possa essere governata solo con divieti o vincoli normativi. Serve una risposta all’altezza della trasformazione tecnologica in atto, capace di soddisfare la domanda di strumenti digitali di pagamento sicuri, efficienti e accessibili, preservando il ruolo della moneta di banca centrale. Il progetto dell’euro digitale nasce esattamente da questa esigenza. Parallelamente, è necessario rafforzare le competenze finanziarie dei cittadini, perché possano orientarsi nel nuovo universo digitale e valutare con consapevolezza le opportunità e i rischi dei prodotti e dei servizi disponibili. La Banca d’Italia è impegnata su entrambi questi fronti».
In Italia necessario intervenire sul costo dell’energia
Il governatore ha sottolineato che nonostante le difficoltà l’industria italiana ha imprese dinamiche e competive, che investono in tecnologie e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma. Fondamenta solide, che vanno però rafforzate. «In Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell’energia, seguendo le direttrici già tracciate: ampliando il ricorso a fonti pulite, incentivando i contratti a lungo termine e rafforzando infrastrutture e reti di trasmissione. Servono investimenti adeguati e una netta semplificazione delle procedure autorizzative per i nuovi impianti»
Il problema centrale resta la produttività
«Il problema centrale rimane la produttività – nella manifattura come nel resto dell’economia. Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese. Il basso livello dei salari riflette questa debolezza: dall’inizio del secolo, in linea con la stagnazione della produttività, le retribuzioni reali sono cresciute molto meno che negli altri principali paesi europei. Fino alla pandemia, l’aumento era stato appena del 6 per cento. Il successivo shock inflazionistico ha riportato i salari reali al di sotto di quelli del 2000, nonostante il recupero in atto dallo scorso anno. Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva».
La crescita dell’Italia ha superato quella dell’area euro
Panetta ha ricordato la lunga fase di stagnazione dell’economia italiana, ma ha sottolineato che negli ultimi cinque anni, nonostante le crisi pandemica ed energetica, «il Paese ha mostrato segni di una ritrovata vitalità economica. La crescita ha superato quella dell’area dell’euro. Il Pil è aumentato di circa il 6 per cento, trainato da un incremento di quasi il 10 nel settore privato. Oltre che dalle costruzioni, un contributo significativo è venuto dai servizi, in espansione sia nei comparti tradizionali sia in quelli avanzati. Gli occupati sono aumentati di un milione di unità, raggiungendo il massimo storico di oltre 24 milioni; il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 6 per cento. Il Mezzogiorno ha registrato uno sviluppo leggermente superiore alla media nazionale.
Fonte: Il Sole 24 Ore