
Bar rumoroso sotto casa? Non basta una segnalazione, si deve querelare
Se dal bar sotto casa arrivano schiamazzi che superano il limite di tolleranza, soprattutto quando i clienti si fermano ore di notte all’esterno del locale, non basta più chiamare le forze dell’ordine, fare una semplice segnalazione o un esposto, ma è necessario mettere la propria firma su una querela. Certo una segnalazione alle forze dell’ordine o al Comune può portare a sanzioni amministrative, ma per avviare un procedimento penale e ottenere il risarcimento del danno è ora necessario sporgere querelafirmata contro il gestore del locale. Che certamente ha un “obbligo giuridico” di controllo sulla clientela, è lui che deve attivarsi infatti per segnalare o far cessare il disturbo, rivolgendosi ad esempio alla pubblica sicurezza o ad agenti, oppure allontanando i più rumorosi. Ma anche se il gestore commette reato di disturbo della quiete pubblica e non lo impedisce gli schiamazzi, se nessuno dei residenti vicini sporge querela, la giustizia non può più procedere d’ufficio, cioè su iniziativa delle autorità, come avveniva in precedenza.
La riforma Cartabia
La Cassazione – con sentenza 29866 dell’11 marzo 2025 depositata il 28 agosto 2025 – ha perciò dato ragione al gestore di un bar condannato ad ammenda e pagamento delle spese processuali che aveva sottolineato come fosse “inesistente” qualsiasi querela. E ha annullato senza rinvio la sentenza del tribunale contro cui il proprietario del bar aveva fatto ricorso: mancava, sottolinea la Corte, la condizione per iniziare un procedimento penale per questo tipo di reato. Con la riforma Cartabia, per gli schiamazzi notturni, rientranti nel reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (art. 659 c.p.), è infatti indispensabile ora che la persona offesa presenti una querela, per i fatti commessi dopo il 30 dicembre 2022. In più, la sentenza della Cassazione ha puntualizzato che anche se il reato di disturbo della quiete pubblica è stato commesso prima di una riforma, si applicherà la legge che risulta più vantaggiosa per l’accusato. Il principio del favor rei, che stabilisce l’applicazione della legge penale più favorevole all’imputato in caso di modifiche legislative tra il momento del reato e quello attuale.
Fonte: Il Sole 24 Ore