Batterie, Porsche archivia Cellforce: ricerca interna, produzione ai partner globali
Porsche procede verso la chiusura di Cellforce, controllata che produce batterie ad alte prestazioni, mettendo a rischio circa 200 posti di lavoro. La locale agenzia per l’impiego è stata già informata circa i licenziamenti collettivi e, secondo fonti vicine al dossier, il ceo di Porsche, Oliver Blume, ha informato il governo del Baden-Württemberg. La fabbrica era stata realizzata grazie a fondi pubblici, ma secondo “Der Spiegel” il costruttore tedesco di auto sportive e di lusso si prepara a svalutazioni per circa 295 milioni. I dipendenti sono stati convocati per un’assemblea il 25 agosto, alla presenza del responsabile sviluppo Michael Steiner.
La notizia rappresenta un passo indietro nella strategia di elettrificazione del marchio di Stoccarda. Cellforce era nata nel 2020 come joint venture con la startup Customcells, poi rilevata al 100% da Porsche nel 2023, con l’obiettivo di sviluppare celle di nuova generazione a elevata densità energetica, destinate sia alla gamma sportiva elettrica sia al motorsport. Il progetto, inserito nel programma europeo Ipcei EuBatIn, aveva un forte sostegno pubblico: circa il 70% dei fondi arrivava dal governo federale e il 30% dallo Stato del Baden-Württemberg.
L’idea era di costruire vicino a Stoccarda una capacità industriale autonoma, fino a 20 GWh l’anno, con celle dotate di anodi al silicio in grado di garantire ricariche ultrarapide in meno di 15 minuti. Un progetto ambizioso che, però, non è mai andato oltre la fase pilota. I costi crescenti, le incertezze tecniche e la concorrenza agguerrita dei produttori asiatici hanno messo Cellforce in difficoltà. Al contempo, Porsche ha dovuto fare i conti con il forte calo della domanda in Cina, il rallentamento del mercato dei veicoli elettrici di lusso e l’impatto dei dazi Usa, fattori che hanno spinto il gruppo a tagliare le stime di fatturato e redditività per il 2025.
La strategia, quindi, è stata rivista: Porsche ha preferito concentrare le risorse sul proprio centro di eccellenza, a Weissach, cuore della ricerca e sviluppo del marchio, lasciando la produzione su larga scala a partner esterni. Weissach, a 25 km da Stoccarda, resta pienamente operativo: qui si sviluppano chimiche innovative, si testano batterie in condizioni estreme e si integrano software di gestione avanzata basati su intelligenza artificiale. È il laboratorio in cui si preserva il Dna Porsche, con l’obiettivo di garantire durata (oltre 15 anni e 300mila km), ricariche veloci e prestazioni elevate.
Parallelamente, Porsche ha rafforzato le alleanze industriali. Ha investito in Group14 Technologies, startup statunitense che produce materiali anodici al silicio, e ha rilevato Varta E-Automotive, ribattezzata V4Smart, che sta sviluppando round cells di nuova generazione per applicazioni non solo automotive ma anche aerospaziali e industriali. In altre parole, la casa di Zuffenhausen rinuncia a farsi la gigafactory “in casa”, ma non getta la spugna sul ring delle batterie: punta piuttosto su ricerca interna e fornitori selezionati, razionalizzando i costi e diversificando le fonti di approvvigionamento. In questa fase è ciò che richiede l’evoluzione del mercato.
Fonte: Il Sole 24 Ore