Bce, prima pausa dopo dieci rialzi. Lagarde: economia debole ma prematuro discutere di tagli dei tassi. De Guindos: versione finale tassa banche è più ragionevole

La Bce ha deciso di lasciare i tassi d’interesse invariati. Si tratta della prima pausa dopo la serie di dieci aumenti consecutivi. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Lo comunica l’Istituto centrale al termine della riunione che si è tenuta ad Atene. La decisione è stata presa all’unanimità.

Livello dei tassi coerente con l’obiettivo…

I tassi, ha ripetuto la Banca centrale europea, «sono a livelli che, mantenuti per una durata sufficientemente lunga, daranno un importante contributo» al raggiungimento dell’obiettivo del 2% nel medio termine. Durante la riunione di settembre, il capoeconomista – e componente del board – Philip Lane aveva spiegato che i modelli macroeconomici usati dall’autorità monetaria indicano il livello del 3,75%-4% per il tasso dei depositi coerente con il raggiungimento dell’obiettivo nell’orizzonte temporale della politica monetaria, in sostanza il 2025.

…ma non si possono escludere altri rialzi

A questo punto, per la Bce si tratta di verificare se l’andamento dell’inflazione previsto dai modelli sia confermato dalla realtà. Le prossime decisioni restano così legate alla lettura dei dati in arrivo, seguendo l’approccio «riunione per riunione» seguito finora che lascia aperta la porta a decisioni in qualunque direzione. In conferenza stampa, la presidente Christine Lagarde non ha quindi voluto confermare che l’attuale livello dei tassi sia il «picco» della stretta, né ha voluto quantificare quanto lungo sia la durata «sufficientemente lunga» di tassi alti, né . L’idea di un taglio del costo del credito, ha in ogni caso precisato, è «assolutamente prematura», e l’ipotesi non è stata discussa.

L’inflazione cala per effetti statistici

Nulla è quindi ancora garantito, nel rallentamento dei prezzi. La Bce, spiega il comunicato, ritiene che la recente flessione dell’inflazione complessiva e dell’inflazione “sottostante” – la core inflation o inflazione di fondo – è legata a «forti base effects», puramente statistici: i prezzi, non solo quelli dell’energia, avevano già raggiunto livelli alti un anno fa e il confronto comprime i ritmi di crescita. L’inflazione continuerà a calare, ha spiegato Lagarde, nei prossimi mesi, ma per lo stesso motivo, quasi “aritmetico”.

Le pressioni sui prezzi restano forti

Le pressioni domestiche sui prezzi restano però «forti». e il mercato del lavoro è solido, anche se mostra qualche iniziale segno di indebolimento. In ogni caso la Bce si attende ancora che l’inflazione resti «a livelli troppo alti per troppo tempo». D’altra parte, i rialzi dei tassi decisi in passato si stanno trasmettendo «con vigore» alle condizioni di finanziamento, «frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione». I rischi sulla crescita, ha quindi spiegato Lagarde, restano orientati al ribasso, anche se la resilienza del mercato del lavoro può sostenere la fiducia di famiglie e imprese.

Fonte: Il Sole 24 Ore