Beko rivede il piano delle chiusure, ecco cosa cambia, ma gli esuberi restano

Beko rivede il piano delle chiusure, ecco cosa cambia, ma gli esuberi restano

L’incontro al Ministero delle Imprese e del made in Italy tra la multinazionale Beko e le parti sociali non ha fatto sostanziali avanzamenti. La multinazionale ha presentato una revisione del piano di ristrutturazione presentato lo scorso novembre, con una riduzione dei circa 2mila esuberi, ma per i sindacati (erano presenti Fiom, Fim, Uilm e Uglm) le modifiche sono insufficienti e non bastano per avviare la trattativa, soprattutto perché restano forti preoccupazioni sulla sostenibilità sociale anche del nuovo piano. Vediamo.

I siti produttivi

In una nota unitaria, Fiom, Fim e Uilm spiegano che per la fabbrica di Cassinetta, è stata ritirata la decisione di dismettere due linee di montaggio; l’abbassamento dei volumi sarebbe affrontato con una modifica dell’assetto dei turni e gli esuberi si abbasserebbero a 350, dai 540 iniziali. A Siena viene confermata la cessazione della produzione a fine anno, ma c’è la disponibilità a mantenere il contratto di affitto dell’area e i rapporti di lavoro fino alla fine del 2027: tutto questo però se ci sarà una disponibilità di ammortizzatori sociali e con l’obiettivo di favorire una operazione di reindustrializzazione. A Comunanza la multinazionale sta valutando un piano alternativo alla chiusura, con un livello produttivo economicamente sostenibile. A Melano e a Carinaro si conferma il numero originario rispettivamente di 68 e di 40 esuberi.

Le funzioni impiegatizie e la ricerca

Nelle attività di staff, nel comparto R&D restano 198 esuberi, in gran parte tra Cassinetta e Fabriano. Nella parte commerciale ci sono invece 98 esuberi, principalmente a Milano e in misura minore a Fabriano, 19 esuberi nella divisione medio oriente ed Africa. Ben 363 esuberi sono invece nelle funzioni regionali. Nelle funzioni impiegatizie ci sono quindi 678 esuberi, che, anche se potrebbero diminuire in conseguenza della revisione del piano industriale, rimarrebbero un numero insostenibile.

Gli investimenti

La Direzione di Beko ha dato la disponibilità ad affrontare gli esuberi anche attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione e ha confermato l’intenzione di investire 300 milioni di euro in un triennio, a condizione che venga varato il piano di risanamento, con gran parte dell’investimento sulla divisione cottura. Per Fiom, Fim e Uilm, però mancano tutti gli elementi di dettaglio e c’è una certa «delusione per una posizione aziendale che appare ancora insufficiente per provare ad arrivare ad un’intesa. Chiediamo anche al Governo di dar seguito con fatti alle parole espresse nell’incontro precedente, a cominciare dall’acquisizione del sito di Siena, e far pesare davvero sulla multinazionale il peso politico più volte richiamato».

L’importanza del dialogo

«L’azienda riconosce l’importanza del dialogo in corso e dei progressi compiuti», afferma Maurizio David Sberna, direttore relazioni esterne di Beko Europe. Di fronte alle critiche dei sindacati, Sberna conferma il dialogo. «Restano diversi punti aperti – conclude – che richiedono un confronto approfondito, da affrontare con il massimo spirito di collaborazione per individuare soluzioni concrete per le attività italiane del Gruppo. La nostra priorità è agire con tempestività per garantire risposte efficaci ed evitare ulteriori perdite». Il prossimo incontro è previsto per il 24 febbraio.

Fonte: Il Sole 24 Ore