
Beni acquistati in Italia, bollette, farmaci ed export: ecco cosa può accadere con i dazi Usa del 15% sui prodotti Ue
Tra questi ci sono: jeans, cosmetici, alcuni alimenti (ketchup, formaggi, noccioline, cotone, patate, salmone, noci, pompelmi, vaniglia, frumento, tabacco, cacao, cioccolato, succhi di agrumi), superalcolici (vodka, rum, whisky, bourbon), ma anche trattori, Suv, e poi consolle, videogiochi, accessori come borse e portafogli, ricambi per biciclette e giochi per bambini.
L’effetto indiretto: l’impatto sul portafoglio della reazione di India e Brasile
Se i prodotti americani non aumenteranno di prezzo per via di dazi diretti, non possiamo non considerare gli effetti indiretti che potrebbero avere i dazi al 25-50% che gli Stati Uniti hanno annunciato per altri Paesi, come India e Brasile, grandi esportatori di materie prime, materie prime che, quindi, potrebbero diventare più care: a catena, i prodotti statunitensi che le utilizzano (come i prodotti di elettronica, high tech, sneakers) potrebbero salire di prezzo, anche per noi italiani ed europei.
L’ipotesi di ripercussioni nel tempo sui prezzi dei prodotti italiani
Per i prezzi dei prodotti italiani ed europei potrebbero esserci ripercussioni nel tempo, anche se non è detto. Alcuni, infatti, ritengono che le imprese nostrane, per compensare la riduzione delle vendite e i minori guadagni negli Stati Uniti, potrebbero aumentare i prezzi in Italia. È un’ipotesi, non ne abbiamo certezza, osserva Altroconsumo: il surplus di prodotti (cioè la quantità di prodotti in più, in quanto non più esportati negli Usa) potrebbe anche portare a ridurre i prezzi nel mercato interno europeo, per aumentare la domanda e le vendite e compensare in questo modo le perdite, piuttosto che con un rialzo dei prezzi.
Il costo dell’energia
Non si tratterebbe di un effetto diretto dei dazi, ma di una parte dell’intesa trovata tra Ue e Usa, ancora da chiarire in realtà: l’Europa si sarebbe infatti impegnata ad acquistare più gas liquefatto naturale (Gnl) dagli Stati Uniti, per 750 miliardi di euro in totale fino al 2027; una quota enorme, che peraltro difficilmente gli Stati Uniti potrebbero garantire (oltretutto Eni ha già concluso un accordo ventennale proprio sul Gnl con l’americana Venture Capital). Comunque, se quanto annunciato sarà confermato, si tratterebbe di sostituire gas russo con un’alternativa per noi più costosa per via del trasporto via nave, dello stoccaggio, della rigassificazione. E questo potrebbe avere un impatto sulla bolletta di luce e gas di imprese e famiglie e quindi anche sui prezzi, visto che le imprese potrebbero scaricare i maggiori costi energetici proprio sui prodotti e servizi offerti ai cittadini.
Il costo dei farmaci
Al momento non è noto se saranno previsti dazi di un livello massimo del 15% per tutti i farmaci prodotti in Europa o se saranno esclusi alcuni medicinali definiti “essenziali”. Quello che sappiamo, però, è che i dazi alle esportazioni negli States difficilmente comporterebbero un aumento immediato dei prezzi per noi italiani ed europei, anche perché nel nostro settore farmaceutico esistono dei meccanismi regolatori che impedirebbero sbalzi di prezzo “da un giorno all’altro”.
Fonte: Il Sole 24 Ore