
Benko, la procura austriaca scopre contanti e preziosi nascosti in casa
Non solo i presunti finanziamenti occultati tramite la fondazione. Ora, anche denaro e gioielli nascosti in casa.
La procura anti-corruzione di Vienna, che giovedì scorso ha arrestato l’imprenditore tirolese Renè Benko perché sospettato di avere distratto ingenti somme di danaro dal fallimento del gruppo Signa di cui era a capo, avrebbe sequestrato soldi e gioielli che il magnate avrebbe nascosto per sottrarli ai creditori. A quanto si apprende l’unità investigativa speciale -istituita appositamente per fare luce sul crac della holding – durante le perquisizioni nella villa e negli uffici del tycoon avrebbe scoperto contanti e preziosi che erano stati occultati.
Benko è indagato anche dalla Dda di Trento che sta investigando su una presunta associazione a delinquere in grado di addomesticare politica e appalti. Settantasette gli indagati tra cui sindaci, politici, imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, un giornalista e un ex alto ufficiale dei carabinieri. L’imprenditore è stato destinatario di un mandato di arresto per rogatoria internazionale in quanto considerato a capo della presunta associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, oltre a diversi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti. La richiesta di arresto è stata respinta prima di Natale dalla magistratura austriaca. Tuttavia, la magistratura austriaca deciderà entro il 7 febbraio sulla prosecuzione della custodia cautelare a carico del magnate 47enne che è in carcerazione preventiva in una cella di isolamento dotata di videosorveglianza nel carcere viennese di Josefstadt. I giudici hanno deciso per il provvedimento cautelare per il timore che possano esser4e commessi altri reati. Durante il primo interrogatorio, Benko non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Sabato era emerso che l’arresto di Renè Benko ha portato la procura anti-corruzione di Vienna a indagare anche sui rapporti dell’imprenditore con alcune banche della Svizzera. A quanto si apprende due investitori elvetici di Signa – la holding fallita – sono stati ascoltati dagli inquirenti. Sotto la lente prestiti ottenuti dal magnate da due istituti del Cantone dei Grigioni. In tutto 600 milioni di franchi svizzeri che Benko non avrebbe mai restituito prima del crac del Gruppo di cui era a capo.
Fonte: Il Sole 24 Ore