Benvenuti in casa Gainsbourg – Il Sole 24 ORE

Parigi, rue de Verneuil 5bis. È qui che Serge Gainsbourg (1928-1991) visse 22 due anni della sua esistenza. Autore di pezzi indimenticabili, tombeur des femmes irriducibile, vero flâneur dei sentimenti dalla voce sensuale, con le sue eterne Gitanes e tanto alcol. Da pochi mesi, il regno dello chansonnier dal fascino un po’ maledetto, in bilico tra genio e sregolatezza, è diventato casa-museo. Figlio di immigrati ebrei russi, prima di diventare un mito della canzone francese (ma anche attore, regista, compositore), aveva esordito come pianista d’ambiente. Un talento ereditato dai genitori, Joseph Ginsburg, pianista e Olga, mezzo soprano.

Serge, Lucien

Serge, Lucien all’atto di nascita, aveva poi trasformato il cognome. Il mondo della chanson lo accoglie nel 1958. Un’ascesa al successo non facile prima di una lunga galleria di best sellers tra swing, jazz, esotismo, musica d’autore e album d’avanguardia. Una vita bohemiénne costellata di amori tempestosi. Tra le relazioni più incisive, quella con Jane Birkin – come non ricordare il loro duetto nell’allora scandalosa Je t’aime… mois non plus – dopo numerose altre conquiste, tra cui Brigitte Bardot, breve idillio fervido di ispirazioni, compresa la canzone citata.

Charlotte è sicuramente la figlia (tra i vari avuti) che ha vissuto un attaccamento profondo verso il padre. È la nume tutelare della casa nella quale aveva vissuto l’infanzia prima della separazione dei genitori Jane e Serge e che poi aveva continuato a frequentare nei weekend, fino alla dipartita di Gainsbourg.

Charlotte

Dopo un lungo oblio, in cui tutto è restato intatto, perfino l’impronta di Serge sul divano, Charlotte ha voluto che il luogo delle memorie di famiglia diventasse un’istituzione culturale dedicata alla storia e all’opera di suo padre. “Ho sentito il dovere di conservare questo luogo così com’è. Per me è un luogo di culto, di pellegrinaggio. Giro la chiave, entro. Chiudo la porta dietro di me. Il tempo si è fermato. Gli odori sono restati. Trattengo i ricordi. Nel silenzio. A volte ascolto i mormorii che salgono dalla strada. Fan arrivati fin qui, che sfilano davanti ai graffiti, scrivono e disegnano su quelli precedenti. Ho immaginato di aprirgli la porta sin dal 1991, ma non ero pronta, ci sono voluti più di trent’anni. Oggi vi invito a immergervi in questo mondo pieno di pezzi di vita, di oggetti ciascuno legato a un’epoca diversa della vita di mio padre. Momenti incarnati dalle sue melodie, dalla sua voce”, racconta Charlotte.

Alla Maison Gainsbourg si visitano l’abitazione – con un’audioguida in cui la voce di Charlotte conduce i visitatori nelle stanze della sua infanzia – e il museo dove si ripercorre la carriera dell’uomo di spettacolo con chicche emblematiche e inedite, un percorso video e mostre temporanee. A coronamento, la libreria-boutique e l’accogliente Gainsbarre, ispirato ai primi anni da pianista di Gainsbourg, cafè e piano bar dove fermarsi per un lunch veloce o un aperitivo animato da musica jazz dal vivo.

Fonte: Il Sole 24 Ore