Bettini: «Il danno dei dazi per la meccanica è inimmaginabile»

Bettini: «Il danno dei dazi per la meccanica è inimmaginabile»

Il prezzo più alto rischia di pagarlo il settore dei macchinari industriali che, nell’economia delle esportazioni verso gli Stati Uniti, rappresenta la prima voce dell’export dall’Italia agli Stati Uniti. La lettera del presidente Trump all’Europa desta allarme tra gli industriali metalmeccanici. Per il neopresidente di Federmeccanica, Simone Bettini, «i dazi al 30% sono una ipotesi devastante per molte delle nostre imprese. Il danno per l’Italia e per la metalmeccanica è inimmaginabile: lo è sia per quelle che esportano direttamente in Usa, sia per tutta la filiera componentistica che ha in Ue il proprio mercato di riferimento e che sicuramente verrà investito da ricadute indirette».

Per il comparto, riassume Bettini, l’export è una leva determinante, contribuisce per circa il 50% alle esportazioni totali del nostro Paese. «Gli Stati Uniti sono il secondo mercato dopo la Germania, con una quota sopra l’11% e già questo fa comprendere le dimensioni del problema» aggiunge. Le imprese metalmeccaniche-meccatroniche sono anche produttrici del 100% dei beni di investimento per gli altri settori dell’industria italiana come ad esempio l’alimentare e il tessile, «che a loro volta saranno colpiti in maniera significativa da questa situazione. Ci aspettiamo – conclude Bettini – che l’Europa metta in campo in tempi rapidissimi azioni, mirate a prevenire e nel caso a compensare gli effetti».

Il presidente di Federmacchine, Bruno Bettelli, fa un ragionamento che prova a fotografare in maniera lucida le potenziali ricadute negative di un comparto che esporta tra i 6 e i 7 miliardi verso gli Stati Uniti e che potrebbe registrare una contrazione pari al 10%. «I clienti americani acquistano tecnologia italiana non per il prezzo basso, ma per le soluzioni innovative. Inoltre l’industria americana – aggiunge – non ha sviluppato competenze nei diversi settori che i produttori italiani servono».

Aspetti che determineranno una serie di meccanismi a compensazione dei rischi legati alla politica commerciale americana. A cominciare dalla disponibilità dei clienti americani, ragiona Bettelli, «ad accollarsi il maggiore costo legato ai dazi in entrata legati ad un bene strumentale difficile da sostituire». In linea generale, aggiunge Bettelli, «le imprese italiane sono chiamate ad accelerare un processo di servitizzazione delle forniture, destinato a spostare il focus dal macchinario in sé alla piattaforma tecnologica che questo rappresenta, spostando valore dall’asset materiale al servizio. Con una attenzione al fatto che il potenziale rincaro dovrà essere spalmato su un piano di ammortamento lungo».

Fonte: Il Sole 24 Ore