 
                Bezos: «L’intelligenza artificiale? Una bolla industriale, ma può essere positiva»
Tecnologia di rottura con applicazioni in tutti i campi, una sfida da affrontare e un’occasione da cogliere: l’intelligenza artificiale è qui per restare. Ma se fosse una bolla, come è stata quella di internet 25 anni fa? A lanciare il sasso è stato il fondatore di Amazon, Jeff Bezos: «L’AI è reale e cambierà ogni settore. Viviamo in un’età dell’oro, c’è motivo per essere ottimisti. Non c’è mai stato un momento migliore per essere imprenditori e per avviare una start up», ha detto dal palco dell’Italian Tech Week, alle OGR di Torino. Tuttavia – ha spiegato – quando le persone si entusiasmano molto, ogni “esperimento” trova finanziamenti, rendendo difficile per gli investitori distinguere una buona idea da una cattiva.
Il rischio
E così, nasce il rischio-bolla: «Questa dell’AI è una sorta di bolla industriale, diversa da quelle finanziarie. Le bolle industriali non sono così dannose: possono rivelarsi positive, perché quando la polvere si posa e si vede chi sono i vincitori, la società beneficia di quelle invenzioni», ha detto Bezos, in un dialogo con John Elkann, Ceo di Exor, che con la piattaforma di investimento early-stage Vento ha organizzato la tech conference, dove sono passati più di 15.000 imprenditori, investitori e innovatori, oltre a voci autorevoli come quella della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il Cto di Microsoft Kevin Scott, il Ceo di Sap Christian Klein e il numero uno di Goldman Sachs, David Solomon.
La cautela di Elkann
Ed è stato proprio Elkann a predicare cautela: «La bolla di internet ha somiglianze con l’AI. Se torniamo indietro di 25 anni, quando internet era in ascesa, nessuno avrebbe potuto prevedere i benefici industriali che ne sarebbero derivati. Il mio istinto è essere cauto», comunque «restando estremamente ottimista sul fatto che le conseguenze sociali e i benefici dell’intelligenza artificiale siano concreti e fatti per restare», proprio come è successo con internet. Per questo, secondo Elkann, «è importante distinguere le bolle speculative e le loro possibili conseguenze dal contesto reale di lungo periodo. Perché, se guardiamo all’AI in modo analogo a internet o all’elettricità, vediamo che è destinata a diffondersi in modo capillare».
Von der Leyen: «Cambiare marcia in Europa»
La parola d’ordine è dunque ottimismo, come ha spiegato von der Leyen, chiarendo che però occorre «cambiare marcia in Europa», per evitare di restare indietro in una competizione che «è solo all’inizio». E bisogna lavorare per evitare che grandi talenti che si trovano in Europa, e in Italia, non fuggano altrove: «Voglio che l’Europa migliore scelga l’Europa. E voglio che il futuro dell’intelligenza artificiale sia scritto in Europa», ha detto la presidente. Vero è che gli ostacoli sono numerosi, in primis la mancanza di finanziamenti e la lentezza con cui le nuove tecnologie si diffondono. Ma la rotta si può invertire: «In Europa i capitali non mancano. Il risparmio delle famiglie europee raggiunge quasi 1.400 miliardi di euro, a fronte di poco più di 800 miliardi negli Stati Uniti. Quello che manca è il capitale di rischio e l’equity», ha detto von der Leyen, anticipando che «la prossima settimana presenteremo una strategia per l’AI applicata, che si basa su un principio semplice ma rivoluzionario: l’AI al primo posto».
L’Europa, dunque, può vincere la sfida dell’AI: «Si dice che ci sono troppe regole, ma quelle ci sono ovunque. L’Europa ha tutti gli ingredienti necessari per essere dinamica dal punto di vista imprenditoriale e avere un enorme successo», ha detto Bezos.
Fonte: Il Sole 24 Ore
 
                     
                     
                     
                     
                    