
Bici e moto, sì alle multe per chi le incatena fuori dagli spazi riservati
I Comuni possono stabilire sanzioni specifiche per chi lascia un mezzo a due ruote (bici comprese) incatenato a strutture non destinate a questo scopo. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato (sentenza 7353/2025, del 17 settembre), pronunciandosi sul ricorso della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) di Cagliari contro l’articolo 19 del locale Regolamento di polizia e sicurezza urbana, che vieta di «incatenare biciclette, ciclomotori o motocicli a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo»
La norma nasce dal sovraffollamento che, nel capoluogo sardo come ormai in tutte le aree urbane centrali, ha portato prima alla carenza di parcheggi e poi al tentativo di indirizzare l’utenza verso una mobilità dolce, con l’uso di monopattini o biciclette. La conseguente diffusione di questi mezzi ha creato concentrazioni di posteggio disordinato sui marciapiedi o comunque d’intralcio alla circolazione, anche pedonale.
Nel disordine è compreso l’incatenamento di biciclette e monopattini dove capita: cancellate, pali della segnaletica, sostegni dei cestini per i rifiuti da passeggio, lampioni eccetera. A Cagliari il Comune ha scelto di vietare questi comportamenti e di punirli con una sanzione amministrativa da 75 a 500 euro, più un’altra da 100 a 300 euro se il fatto viene commesso all’interno di aree urbane specificamente indicate.
Il ricorso
Di qui il ricorso della Fiab, che lamentava:
- l’introduzione per regolamento di nuove ipotesi di divieto di sosta;
- la violazione del principio di uguaglianza, perché il divieto non riguardava monopattini e segway;
- la violazione del principio di proporzionalità delle sanzioni.
Argomentazioni respinte prima dal Tar e ora anche dal Consiglio di Stato.
Fonte: Il Sole 24 Ore