Biennale Helsinki 2025: arte che ascolta il mondo non umano

Biennale Helsinki 2025: arte che ascolta il mondo non umano

Negli ultimi anni, le Biennali si sono moltiplicate in ogni angolo del pianeta, trasformandosi da eventi esclusivi a piattaforme globali di confronto culturale. Ma che ruolo giocano davvero nei contesti locali in cui si svolgono? La terza edizione della Biennale di Helsinki, in programma dal 6 giugno al 21 settembre, prova a rispondere a questa domanda con un approccio ambizioso e necessario. Intitolata «Shelter: Below and beyond, becoming and belonging», la manifestazione non si limita a proporre arte contemporanea: diventa uno strumento di sensibilizzazione e formazione, spostando lo sguardo dall’essere umano al resto della natura, e rafforzando il legame tra arte e comunità — soprattutto tra i più giovani.

La città e le istituzioni attorno al progetto

La Biennale di Helsinki è molto più di un evento artistico: è un progetto che coinvolge l’intera città e si inserisce pienamente nella strategia urbana volta a rendere Helsinki una destinazione sempre più attrattiva per le arti, rafforzando allo stesso tempo il profilo internazionale della scena artistica finlandese. Nel 2025, la Biennale si espanderà ulteriormente: oltre all’isola di Vallisaari, che ospiterà 25 artisti, e al museo HAM Helsinki Art Museum, con 15 opere in una sezione dedicata, l’arte contemporanea è esposta anche in città, all’Esplanade Park, dove sono installate cinque installazioni d’arte pubblica, tra cui «Luce e Ombra» (2014), una scultura di Giuseppe Penone.

Il progetto gode di un solido sostegno istituzionale: con un budget di 4,2 milioni di euro, è finanziato dalla municipalità di Helsinki, dall’HAM Helsinki Art Museum e da importanti fondazioni finlandesi. “La Biennale nasce dalla combinazione unica di arte, natura e città marittima – spiega Arja Miller, direttrice dell’HAM –. La natura selvaggia di Vallisaari, il cuore urbano dell’Esplanade Park e gli spazi museali dell’HAM creano un palcoscenico dove l’arte può vivere, respirare e trasformarsi.” Tra i principali sostenitori figura la Jane and Aatos Erkko Foundation, che ha stanziato 900.000 euro a favore dell’HAM per il triennio 2025–2027. Per il progetto dell’artista Hans Rosenströn, celebre per i suoi enigmatici spazi sonori, ha contributo la Tiftö Foundation. Per la Biennale, Rosenström ha creato un’installazione in cui i suoni, ispirati alla natura di Vallisaari, si attivano con il movimento dello spettatore. Uno degli aspetti fondamentali è l’accessibilità alla biennale: la città si è impegnata a rendere fruibile l’arte contemporanea a tutti. Durante l’estate, il biglietto per il traghetto verso Vallisaari sarà proposto a un prezzo ridotto (10,90 euro), così come l’ingresso al museo HAM, che passa da 20 a 12 euro.

Le proposte contemporanee istituzionali spaziano dall’Amos Rex, museo privato che propone «Staged Cir¬cum¬stances and Piles of Things», una retrospettiva dell’artista catalana ma residente in Finlandia Anna Estarriola che lavora con la scultura, il suono, l’immagine in movimento, i corpi e l’elettronica per creare installazioni multimediali scultoree e performance. Al Kiasma, è protagonista Monira Al Qadiri con «Deep Fate», il cui tema centrale è il doppio ruolo del petrolio nel generare ricchezza e causare crisi (l’artista lavora con König Galerie, Berlino, e i prezzi oscillano tra 3 mila e i 200 mila euro).

Gli artisti, le opere e la natura

Le due curatrici, Blanca de la Torre, che ha diretto la 15° Biennale Internazionale di Cuenca, e Kati Kivinen, responsabile delle mostre presso l’HAM Helsinki Art Museum, hanno selezionato 37 artisti, in rappresentanza di 30 culture diverse, provenienti dai Paesi nordici, con una buona rappresentanza dall’America Latina e dall’Asia. Sono state commissionate 13 nuove opere, tra cui installazioni multi-materiali, che rendono omaggio all’artigianato tradizionale, sculture musicali e ceramiche. Il titolo «Shelter: Below and beyond, becoming and belonging» trae ispirazione dalle contestazioni ecologiche dell’isola Vallisaari, il cui habitat è stato parzialmente protetto dagli insediamenti umani. Considerando quindi l’idea di “rifugio” non come una “barriera fisica” ma come “uno spazio di nutrimento – psicologico, sociale o ecologico – in cui tutte le forme di vita possono trovare protezione e prosperare”, la mostra esplora le idee di convivenza e re-immagina il posto dell’uomo nella natura. Tra gli artisti figurano i nomi del mondo dell’arte come il danese-islandese Olafur Eliasson e la giapponese Yayoi Kusama, il brasiliano Ernesto Neto che ha realizzato una scultura omaggio agli uccelli di Vallisaari. L’artista peruviana Ana Teresa Barboza, nota per le sue opere tessili e per le installazioni multisensoriali su larga scala che combinano tecniche artigianali tradizionali con tecnologie moderne, ha realizzato un’installazione site specific sostenuta dalla Saastamoinen Foundation che unisce due culture attraverso il tema comune della corteccia d’albero. Le comunità indigene amazzoniche usano da secoli la corteccia di yanchama per creare oggetti quotidiani e rituali e allo stesso modo, la corteccia di betulla ha una lunga tradizione artigianale nel Nord. Sempre su Vallisaari Island, «Subterra (Subterranean)», 2025 l’opera dell’artista messicana Tania Candiani si concentra sulle connessioni sotterranee all’interno delle foreste e sulle interdipendenze che sostengono gli ecosistemi. L’installazione presenta una composizione sonora, un’opera video basata su scansioni di radici in crescita e radici vive sospese in vasi di vetro (lavora con Galeria Vermelho, San Paolo, Brasile, con un price range compreso tra 15 mila e 150 mila dollari).

Fonte: Il Sole 24 Ore