Bilancio europeo 2028-2034, la rivoluzione mancata della Commissione Ue

Bilancio europeo 2028-2034, la rivoluzione mancata della Commissione Ue

Le proposte presentate dalla Commissione Ue lo scorso 25 luglio relative, rispettivamente, al Multiannual financial framework 2028-34 (Mff) e al nuovo sistema delle risorse proprie rappresentano una rivoluzione “copernicana” per la finanza pubblica dell’Unione? La risposta dipende dalla prospettiva che si assume.

Se, quale punto di partenza, assumiamo le aspettative e gli auspici generati dal Rapporto Draghi sulla competitività, la risposta è certamente negativa. Il Rapporto, infatti, prevedeva un impegno finanziario annuo pari a 750-800 miliardi per realizzare gli obiettivi ivi individuati, corrispondente al 4,4-4,7% del Pil dell’Unione (a prezzi riferiti al 2023, p. 63 del Rapporto). La dimensione quantitativa annuale del bilancio proposto dalla Commissione von der Leyen varia da un massimo di 294 miliardi di euro a 269 miliardi, fra 1,31% e 1,13% del Pil. In termini quantitativi, dunque, il Mff non produce nessuno scatto in avanti, e nessuna rivoluzione “copernicana”, utile a creare le condizioni per restare al passo di Usa e Cina.

Il giudizio diviene più sfumato se la prospettiva diviene lo status quo. Nonostante l’incremento delle risorse sia descritto come «ambizioso» dalla proposta, esso rappresenta indubbiamente la parte meno coraggiosa. Siccome i numeri non mentono, è sufficiente una semplicissima comparazione per provare questa affermazione. Il budget 2025 dell’Unione, il secondo che non include i fondi del Next Generation Eu, prevedeva impegni pari a 152.896 milioni di euro (ammontare determinato a prezzi 2018), mentre il primo bilancio del nuovo Mff sarà pari a 253.919 milioni (determinato a prezzi 2025). Parificando entrambi i valori ai prezzi 2025 secondo i dati Eurostat, l’incremento del primo bilancio del nuovo Mff si assesta intorno al 29 per cento. Sebbene non sia un incremento trascurabile assunto isolatamente, si tratta di un valore comunque (significativamente) inferiore rispetto ai bilanci coperti dal Ngeu. Incremento delle risorse, ma nessuna rivoluzione.

Due profili di novità

La rivoluzione – che abbiamo già degradato a non “copernicana” – riguarda, diversamente, il lato qualitativo delle entrate. La Commissione propone un nuovo tributo propriamente europeo – al pari dei già esistenti dazi doganali – e, seppure molto timidamente, introduce la potestà di ricorrere al debito pubblico per finanziare interventi di solidarietà, ovvero derivanti da crisi eccezionali.

Fonte: Il Sole 24 Ore