Biometano, corsa contro il tempo per 450 impianti

Biometano, corsa contro il tempo per 450 impianti

Manca meno di un anno al 30 giugno 2026, data in cui dovranno essere pronti, alle condizioni attuali, gli impianti di biometano ammessi agli incentivi a fondo perduto del 40% previsti dal Pnrr. «Stimiamo circa 450 progetti, a cui vanno le risorse previste dalla misura sullo sviluppo del biometano: inizialmente 1,7 miliardi di euro, a cui si sono aggiunti ulteriori 640 milioni di rifinanziamento sbloccati ai primi di luglio per un totale di 2,3 miliardi impegnati, che ne movimentano altri 3,5 dai privati», spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas (Cib) e, da maggio, dell’European Biogas Association.

Definizione di fine lavori

Le aste sono cominciate nel 2023 e l’ultima, la quinta, di cui sono stati pubblicati i risultati ad aprile, ha raccolto quasi la metà delle partecipazioni totali: «Abbiamo scontato due anni di ritardo. Quando tutti gli aspetti, sia economici che regolatori, sono stati adeguati, la presenza delle imprese si è fatta sentire, soprattutto nelle ultime due aste. Però i 4-500 impianti da realizzare in tre anni ora devono essere costruiti in uno», osserva Gattoni. Con tutte le difficoltà, e i colli di bottiglia, del caso. Permettere alle imprese di essere sicure di arrivare a fine progetto è l’obiettivo delle richieste del consorzio: «Chiediamo, e il ministero dell’Ambiente ha già dato una prima disponibilità di valutazione, che ci sia maggiore flessibilità nell’interpretazione della fine dei lavori, per avere più tempo per l’allaccio alla rete, una parte non totalmente dipendente dall’imprenditore che fa il progetto. La seconda richiesta è avere più tempo per ultimare le iniziative: darebbe alle imprese maggiore possibilità di programmazione. Stressando meno la capacità dell’industria di realizzare un grande numero di cantieri complessi in breve tempo. Il governo si sta impegnando per valutare questa scadenza. È tuttavia un tema che riguarda tutte le misure e anche gli altri Paesi: la risposta impone una revisione complessiva», spiega il presidente.

Misure post Pnrr

All’orizzonte, rimane la necessità di misure di supporto post Pnrr per un settore che sta prendendo il volo: «Questi progetti hanno dato dimostrazione di potenzialità di sviluppo e investimenti concreti. Tanto che hanno ricevuto fondi supplementari dal Pnrr spostati da altre misure che non avevano avuto una risposta adeguata dal mondo produttivo. Se non dovessero essere ultimati, dobbiamo dare continuità a un sistema che ha già dato risultati positivi, perché il vero obiettivo restano i 5,7 miliardi di metri cubi di biometano previsti del Pniec», osserva Gattoni.

Gli investimenti

Le ultime rilevazioni sulla capacità produttiva italiana oggi si aggirano sui 750 metri cubi milioni annui. Il primo impianto incentivato con i fondi del Pnrr è stato inaugurato lo scorso 30 novembre presso l’azienda agricola Bagnod di Piverone (Torino): aveva partecipato alla prima asta. Negli ultimi mesi si assiste a un’accelerazione. Bts (con Eiffel Gaz Vert) ha annunciato di aver ricevuto una linea di finanziamento da Deutsche Bank da 208 milioni a per dieci impianti. I chechi di Elevion hanno siglato un’intesa con Ab per realizzare cinque poli per complessivi 50 milioni. La spagnola Solarig ha in Italia un piano al 2030 da 300 milioni per venti impianti. Axpo e Siram Veolia sono entrati nel settore.

Fonte: Il Sole 24 Ore