
Biometano: per Bioenerys (Snam) 300 milioni di investimenti al 2026
L’impianto di Zibello (Parma) di Bioenerys ha immesso in rete il primo metro cubo di biometano. Il polo produrrà 3,5 milioni di metri cubi all’anno (400 all’ora). E verrà alimentato da circa 49mila tonnellate all’anno di biomassa: mais e triticale (un incrocio tra frumento e segale) per il 40%, effluenti e deiezioni bovine per il 41%, altri matrici agricole (scarti industria cerealicola e polpa di barbabietole) per 6%, infine acqua per il 13%.
Da biogas a biometano
«Si tratta del nostro terzo impianto di biometano», spiega Marco Ortu, managing director di Bioenerys società del Gruppo Snam dedicata appunto al biometano: «Abbiamo iniziato nel 2021 con quattro impianti. L’idea era di avere un portafoglio di produzione di biogas, soprattutto a matrice agricola, già operativo, da convertire poi a biometano sfruttando il dm 15/09/22. Anche quello di Zibello è una conversione. Alla fine del 2023 avevamo 29 impianti a biogas da circa 1 MW ciascuno, che producevano elettricità, sviluppati dalle aziende agricole soprattutto con gli incentivi del dm 06/07/2012 per la generazione di energia elettrica. Da quel momento abbiamo fatto partire l’iter autorizzativo per le conversioni a biometano e i collegamenti alla rete di trasporto. L’obiettivo era, e rimane, aumentarne la taglia, da 1 a 2 MW, da 250 a 500 metri cubi all’ora, staccarli dalla rete elettrica e immettere la produzione in quella del metano. Il nostro portafoglio oggi comprende 39 impianti operativi, 9 dei quali a Forsu, l’umido dei rifiuti urbani, e un progetto greenfield, una modalità che per il futuro sembra promettente. A regime arriveremo a 150 milioni di metri cubi all’anno di produzione»
I fondi Pnrr
Il dm 15/09/22 a cui fa riferimento Ortu ha messo sul piatto fonti Pnrr per 1,73 miliardi per promuovere la realizzazione di impianti di biometano, sia nuovi che convertiti: le risorse, con contributi in conto capitale e tariffe incentivanti, sono state assegnate tramite cinque aste. I risultati dell’ultima, nonché della più partecipata, sono stati annunciati ad aprile: «Da quando sono partite, nel 2023, abbiamo cercato di intercettare tutte le aste. L’impianto di Zibello è stato inserito nella terza asta: come detto, è il nostro terzo a entrare in funzione, il primo, che aveva partecipato alla prima asta, è operativo da dicembre. Ora nell’ultima tornata abbiamo 14 impianti in graduatoria. A breve partiranno i cantieri. Completarli entro il 30 giugno 2026, la deadline prevista dal Pnrr, è una grossa sfida. Noi siamo attrezzati, ma rimane difficile: per questo, come tutti, speriamo che venga posticipata», sottolinea Ortu.
Necessario nuovo supporto
Le preoccupazioni per la compressione dei tempi di realizzazione degli impianti dopo i ritardi nella partenza della procedura per assegnare i fondi del Pnrr, è diffusa tra gli operatori del settore e le associazioni, il Consorzio Italiano Biogas (Cib) in primis: «Quello del biometano è un sistema che sta partendo ora. Interrompere gli incentivi, riattivandoli magari tra qualche anno, rischierebbe di vanificare il volano creato. Specialmente in un settore difficile come quello agricolo che nel biometano è protagonista. È indispensabile avere uno schema di supporto al biometano dopo il Pnrr ed è necessario averlo velocemente, per dare continuità anche agli investimenti. Come Bioenerys, tra 2023 e 2024, abbiamo investito nel biometano 200 milioni di euro. Da qui al completamento del piano di conversione nel 2026 ne abbiamo a budget ancora 300», spiega Ortu. In futuro ci sono ulteriori sviluppi: «Vogliamo continuare a crescere e ampliare le zone geografiche dove sono i nostri impianti, ora in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. C’è un grosso mercato potenziale in Italia, dove si producono gli scarti agricoli. E c’è potenziale anche nella filiera di questa tecnologia, visto che è soprattutto italiana», conclude il managing director di Bioenerys.
Fonte: Il Sole 24 Ore