Blocco dei siti porno ai minori, si parte il 12 novembre: i dubbi e le nuove regole
Poche ore e sarà attiva la verifica obbligatoria della maggiore età nei siti porno. La delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) partirà il 12 novembre e costringerà 48 portali online (qui l’articolo con la lista) ad accertarsi che gli utenti abbiano più di 18 anni.
Come farà
Fino ad ora, bastava confermare con un click di essere maggiorenni. Chiunque, quindi, poteva farlo. Con l’intervento dell’AgCom, invece, è previsto un sistema di verifica dell’età con il modello del «doppio anonimato». Si sfrutteranno, così, soggetti terzi indipendenti certificati – come i portali per le identità digitali – per fornire la prova della maggiore età. In questo modo, il sito non riceverà informazioni sull’utente e il verificatore non saprà dove sta accedendo.
I dubbi del Codacons
«Una misura giusta» secondo il Codacons, l’associazione dei consumatori. Che, però, «rappresenta una goccia nel mare e non bloccherà, purtroppo, la diffusione di materiale pornografico tra i giovani, fenomeno che secondo una recente indagine del Cnr coinvolge l’88% degli adolescenti maschi italiani e il 40% delle femmine».
L’uso delle Vpn
Il Codacons sottolinea «il divieto vale per i minori che accedono a tali piattaforme dall’Italia, ma simili blocchi non sono previsti all’estero. Questo significa che tramite una Vpn (Virtual Private Network) è possibile connettersi a un server remoto che assegna un indirizzo Ip di un altro Paese e aggirare facilmente il blocco italiano. Va infine considerato che bloccare 48 portali su un bacino sterminato di siti porno esistenti non impedirà certo ai minori di fruire di tali materiali».
La delibera nel quadro del decreto Caivano
L’intervento si inserisce all’interno del decreto Caivano, che al comma 1 ha introdotto per i minori «un divieto di accesso a contenuti a carattere pornografico, in considerazione delle capacità lesive della loro dignità e del benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica».
Fonte: Il Sole 24 Ore