
Blume lascia la guida di Porsche: doppio incarico con Volkswagen al capolinea
Dopo dieci anni al vertice di Porsche e poco più di due alla guida contemporanea anche di Volkswagen, Oliver Blume si prepara a lasciare la poltrona di ceo della casa di Zuffenhausen. La decisione, anticipata dalla Bild e confermata da un comunicato, chiude un capitolo controverso nella governance del gruppo tedesco. Blume continuerà infatti a ricoprire il ruolo di amministratore delegato del gruppo Volkswagen, mentre Porsche ha avviato trattative con Michael Leiters, ex ceo di McLaren Automotive, indicato come potenziale successore.
Il consiglio di sorveglianza di Porsche, secondo fonti tedesche, avrebbe già concordato la successione, che sarà formalmente votata nella riunione del 24 ottobre. Con l’uscita di Blume, prevista nel corso del 2026, si pone fine alla doppia guida che aveva suscitato crescenti malumori tra gli investitori.
Le critiche degli azionisti
Fin dal suo insediamento al vertice di entrambe le case, nel settembre 2022, Blume aveva dovuto fronteggiare lo scetticismo dei mercati e dei fondi istituzionali, che consideravano insostenibile la duplice responsabilità. «La separazione dei ruoli è una buona notizia: Volkswagen ha bisogno di un ceo concentrato sulla ristrutturazione e sulla nuova gamma elettrica», ha commentato Ingo Speich di Deka Investment, azionista di entrambe le società.
E in effetti i numeri non hanno aiutato Blume. Dalla doppia nomina, il titolo Volkswagen ha perso oltre un terzo del proprio valore, mentre Porsche, entrata in Borsa nel 2022 con grandi aspettative, ha ceduto più della metà, fino all’uscita dal listino principale della Borsa di Francoforte, il DAX, il mese scorso. Un crollo che riflette le difficoltà operative del marchio sportivo, alle prese con il crollo delle vendite in Cina e con una strategia sull’elettrico messa chiaramente in discussione.
Il ritorno al motore termico
Solo poche settimane fa Blume aveva ammesso che la transizione totale all’elettrico sarebbe stata più lunga del previsto, annunciando un parziale ritorno ai motori a combustione interna, simbolo dell’identità storica del marchio. Una retromarcia costosa, che richiede nuovi investimenti e un riorientamento industriale.
Fonte: Il Sole 24 Ore