
Bonus casa, due miliardi per evitare i tagli
Un conto salato. Soprattutto in una fase nella quale le risorse per finanziare le misure contenute nella legge di Bilancio saranno, come avviene tutti gli anni, estremamente scarse. I numeri dicono che, per scongiurare i tagli in programma nel 2026 sul fronte dei bonus casa, serviranno almeno due miliardi. E questo denaro basterà solo a rinnovare i pilastri principali delle agevolazioni per le ristrutturazioni: bonus mobili, bonus ristrutturazioni base ed ecobonus. A questi pezzi se ne potrebbero aggiungere degli altri, come lo sconto per le barriere architettoniche, facendo lievitare ulteriormente il conto da pagare.
I tagli in programma
La manovra 2025 ha messo in calendario, a partire dal 2026, una robusta serie di tagli. In sintesi, scadono il bonus mobili al 50%, il superbonus al 65% e il bonus barriere architettoniche al 75. In aggiunta, lo sconto base per le ristrutturazioni, che accorpa allo stesso livello agevolazioni come l’ecobonus o il bonus 50% ordinario, passa dal 50% al 36% per le prime case e dal 36% al 30% per le seconde. Una sforbiciata che rischia di portare una spinta importante al nero e che, insieme a questo, potrebbe affossare il mercato della riqualificazione nell’edilizia residenziale. Per questo motivo, le imprese del settore stanno già chiedendo una riforma delle detrazioni, anche con l’obiettivo di scongiurare questa ondata di tagli.
I costi dell’ipotetico rinnovo
Quanto costerebbe, però, pagare il rinnovo dell’assetto attuale? La relazione tecnica alla legge di Bilancio 2025 contiene la risposta: il totale supera i due miliardi di euro in dieci anni (il tempo di recupero delle rate di queste agevolazioni). Partendo dal bonus mobili, agevolazione tipicamente rinnovata ogni dodici mesi, gli effetti finanziari della misura pesano circa 700 milioni di euro, considerando sia gli effetti negativi che quelli positivi, come le maggiori entrate da Iva, concentrate nel primo anno. Ben più costoso è lo sconto base per le ristrutturazioni, utilizzato per operazioni popolarissime come il rifacimento di impianti, lo spostamento di tramezzi o la posa di pavimenti: il passaggio dal bonus al 36%, finanziato a regime, all’assetto attuale (50% per le prime case e 36% per le seconde) pesa poco più di un miliardo di euro. Altro mezzo miliardo andrebbe speso, infine, per l’ecobonus, portandolo al 50 per cento. Il totale arriva, così, a oltre due miliardi.
Non sono le sole spese possibili. Altre risorse servirebbero per evitare il taglio del sismabonus o per il rinnovo del bonus barriere architettoniche. Improbabile, invece, il rinnovo del superbonus, visto come una pesante eredità dei governi passati. Il conto finale, insomma, rischia di essere davvero troppo salato. Così, in questo difficile contesto, è possibile che si scelga la strada di un rinnovo limitato, ad esempio introducendo nuovi paletti per ottenere gli sconti pieni, come era stato fatto l’anno scorso con i vincoli legati all’abitazione principale.
Fonte: Il Sole 24 Ore