Bonus mamme con 2, 3 o più figli: ecco come funziona per dipendenti, autonome e precarie

Bonus mamme con 2, 3 o più figli: ecco come funziona per dipendenti, autonome e precarie

Con l’entrata in vigore del decreto legge 30 giugno 2025 n. 95 il cosiddetto “bonus mamme”, vale a dire l’incentivo per le madri lavoratrici con almeno due figli, cambia pelle. Vediamo nel dettaglio tutte le novità.

Cos’è il bonus mamme

Come si ricorderà il bonus mamme è stato introdotto con la manovra 2024. Per le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato madri di tre o più figli (a esclusione dei rapporti di lavoro domestico) è stato riconosciuto un esonero totale (del 100 per cento) fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3mila euro (riparametrato su base mensile). Questo esonero totale è stato riconosciuto per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026. La stessa normativa, in via sperimentale, vale a dire solo per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, ha previsto che questo esonero totale si applicasse anche alle lavoratrici madri di due figli fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Nel 2024, secondo la relazione tecnica alla manovra 2024, questo incentivo ha riguardato complessivamente circa 570mila donne con almeno due figli, per una spesa di 500 milioni.

Le modifiche introdotte con la manovra 2025

Che cosa è successo da gennaio 2025? Che su questa normativa è intervenuta la manovra 2025 che, allargando la platea alle lavoratrici madri non solo dipendenti, ha trasformato la misura in un parziale esonero della quota dei contributi previdenziali, a carico del lavoratore (nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui) per le lavoratrici, madri di due o più figli, dipendenti (a esclusione dei rapporti di lavoro domestico) e autonome che percepiscono almeno uno tra redditi di lavoro autonomo, redditi d’impresa in contabilità ordinaria, redditi d’impresa in contabilità semplificata o redditi da partecipazione e che non hanno optato per il regime forfetario. Questo esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Dal 2027 per le madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. L’esonero è riconosciuto a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore a 40mila euro su base annua. Entro trenta giorni dall’entrata in vigore della manovra doveva arrivare un decreto Lavoro-Mef a stabilire la misura dell’esonero contributivo e la modalità per il riconoscimento.

Una tantum di 480 euro a dicembre

In questo quadro normativo (già di per se molto complesso), è intervenuto poi il decreto legge 95 del 2025. A gennaio 2025 le lavoratrici madri dipendenti con almeno tre figli hanno proseguito a percepire l’esonero in busta paga (perché la misura è triennale), quelle con due (per cui l’intervento era previsto, in via provvisoria, solo per un anno) non più (in attesa del decreto ministeriale con le nuove regole). Proprio per ovviare a questo “mancato” raccordo normativo, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha rivisto nuovamente la misura con il citato decreto legge 95. Più precisamente, il nuovo intervento dispone il riconoscimento di una somma pari a 40 euro al mese per ogni mese o frazione di rapporto di lavoro o attività autonoma, a favore di lavoratrici con contratto di lavoro dipendente o autonomo che abbiano un reddito inferiore ai 40mila euro l’anno e siano madri di 2 o più figli, fino al raggiungimento dei 10 anni di quello più piccolo. Questa norma vale solo per il 2025 e nei fatti significa, per le madri con due figli, dipendenti, autonome o precarie, di avere a dicembre una tantum (completamente esente fiscalmente) di 480 euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore