Boom di investimenti per l’insurtech italiano, ma si allarga il gap con l’Europa

Una potenzialità che emerge chiaramente alla luce di un mercato che vede l’Italia tra i Paesi più indietro con una penetrazione di polizze diverse dall’Rc auto farmo all’1,5% al 2018: la previsione è di arrivare al 3,5% al 2025 e attorno al 10% al 2030. Lo sviluppo del mercato viene favorito dalla semplificazione e dalla flessibilità nella distribuzione e nell’offerta delle polizze frutto della crescente digitalizzazione dei consumatori e dell’innovazione frutto della tecnologia e della pressione dei nuovi player.

«Serve una maggior ambizione a livello di ecosistema, perché c’è da guadagnare tutti, anche a livello di distribuzione», prosegue Ranucci Brandimarte indicando un obiettivo decisamente ambizioso: «Arrivare a un miliardo di euro di investimenti entro due anni».

È l’intero ecosistema che deve mettersi in moto insieme agli investimenti, a partire dal rapporto tra compagnie assicurative e startup, che in Italia è ancora a uno stato embrionale rispetto al resto d’Europa. Mentre nel primo semestre del 2021 in Germania le compagnie assicurative hanno investito 900 milioni di euro in startup e in Francia 300 milioni, l’Italia si ferma a 60 milioni.

D’altra parte le compagnie in Italia difficilmente si dotano di un braccio di Vc interno. Fa eccezione Reale Mutua. Andrea Birolo, head of corporate venture capital, sottolinea come il ruolo delle compagnie sia cruciale per lo sviluppo di un ecosistema sano: «L’investimento non è puramente finanziario, ma sta nel valore che nasce dall’unione delle attività con le startup».

La concorrenza si fa pressante. Come sottolinea il World Insurtech Report di Capgemini ed Efma, insurtech e Big tech spingono sull’offerta con servizi sempre più personalizzati e una miglio customer experience. La pandemia è stata un catalizzatore per quanto riguarda la propensione dei clienti a sottoscrivere una polizza assicurativa rivolgendosi a compagnie che offrono un customer journey con il migliore approccio “Care” (Convenience, Advice, Reach, ovvero praticità, consulenza e prossimità).

Fonte: Il Sole 24 Ore