Borse e attacco Usa all’Iran, gli esperti: atteso il rialzo del petrolio

Borse e attacco Usa all’Iran, gli esperti: atteso il rialzo del petrolio

Da un lato, l’atteso balzo – domani- della volatilità con la probabile discesa dell’azionario (almeno nell’immediato). Dall’altro, la crescita delle quotazioni del petrolio (se non altro in scia alla speculazione di breve periodo). Il tutto con il bitcoin che, subito dopo la notizia dell’attacco statunitense, è andato al ribasso. Così può riassumersi il mix di reazioni sui mercati e da parte degli esperti a seguito dell’evento che tutti speravano non si concretizzasse: il bombardamento nella notte dei siti nucleari dell’Iran ad opera degli Stati Uniti.

Apertura in Europa

«Bisogna attendersi l’incremento della volatilità delle Borse», è il leit motiv degli analisti. «Con l’azionario -specifica Carlo Gentili, co-fondatore di Nextam Partners – che molto probabilmente andrà sotto pressione. In particolare, in avvio di seduta». Certo! Non dovrebbero mancare all’appello dei possibili rialzi i settori legati al militare. Lì – spiegano gli esperti – dovrebbero esserci degli acquisti. E, però, è innegabile che gli operatori creerannno pressing sui listini. Quei mercati i quali, peraltro, vivranno un momento importante dapprima con l’avvio delle contrattazioni in Asia e, successivamente, soprattutto con l’apertura di Wall Street nel primo pomeriggio.

Petrolio, driver principale

Al di là delle attese sulle Borse, è comunque il petrolio che rappresenta il vero driver del momento. «Mi aspetto – dice Giacomo Calef, Country manager di NS Partners – un’impennata dell’oro nero. Se non altro, per l’effetto della speculazione che entrerà in azione». Ciò detto, il punto di maggiore attenzione «resta il nodo della possibile chiusura dello stretto di Hormuz. Quello è il vero elemento che ha la capacità di modificare radicalmente la dinamica del prezzo del barile».

Già, modificare la dinamica. A ben vedere – come è stato già segnalato dal Sole24Ore -negli ultimi decenni, l’Iran ha più volte minacciato la chiusura dello Stretto di Hormuz, uno dei passaggi marittimi più cruciali al mondo per il traffico di petrolio. Dalla fine della guerra Iran-Iraq a oggi, simili dichiarazioni si sono ripetute in numerose occasioni ma senza tradursi in azioni concrete. Anche nei momenti di massima tensione, come la “guerra delle petroliere” negli anni ’80, il traffico attraverso Hormuz si è fermato mai del tutto. La continuità della navigazione in quell’area ha rappresentato una costante, pur in un contesto spesso segnato da instabilità, conflitti e pressioni geopolitiche. Chiudere lo Stretto sarebbe una mossa estrema, dalle pesanti ripercussioni economiche anche per lo stesso Iran, che dipende in larga parte dalle esportazioni energetiche attraverso quel corridoio. Tuttavia, «l’attacco diretto degli Usa a Teheran -riprende Calef – è un evento grave ed inedito. Quindi, pensare a sviluppi mai concretizzatisi prima non è fanta geopolitica».

Fonte: Il Sole 24 Ore