Borse e crisi di governo a Parigi: perché il mercato vende

Borse e crisi di governo a Parigi: perché il mercato vende

Causa-effetto. Una volta tanto, nel mondo sempre più anti-intuitivo dei mercati in scia alla presenza di algoritmi e robot trader, le dimissioni del primo ministro francese Sebastine Lecornu hanno indotto il classico impatto sulla Borsa (almeno nell’immediato). Il listino di Parigi, già partito lenta, ha virato verso il basso – appensatito soprattutto dal comparto ancario -arrivando a cedere il 2%. Inevitabile la stessa reazione sul mondo dei titoli di Stato. L’emissione francese a 10 anni viaggiava intorno al rendimento del 3,5%. Non appena le agenzie hanno battuto la notizia del fallito tentativo di creare il nuovo esecutivo, il tasso del governativo francese è balzato al 3,58% per, poi, lievemente ritracciare.

Il caso specifico

«Si tratta di una reazione – spiega Tullio Grilli capo brokerage elettronico di Banca Akros – molto legata alla specifica situazione a Parigi. L’alto debito pubblico e l’incertezza politica vengono, inevitabilmente, prezzati dagli investitori» i quali richiedono un maggiore premio al rischio per il caos transalpino. Il pericolo, allo stato attuale, non pare tradursi in un effetto contagio. «Confrontando l’andamento del titolo decennale francese con quello, ad esempio, dell’Italia si vede chiaramente che le dinamiche divergono». Il BTp, ad inizio del 2025, aveva un rendimento di circa il 3,5% «e attualmente il saggio si mantiene su quei livelli». Ben diversa, invece, la narrazione per l’Oat. «Qui lo yield era del 3,2% a fine del 2024 e ora si trova, per l’appunto, su livelli maggiori». A ben vedere, la storia in qualche modo viene replicata in quel di Berlino. «Il rendimento del bund decennale, sempre ad inizio anno, valeva il 2,37%. Questa mattina è arrivato al 2,7%». Un trend che è indubbiamente legato al programma d’incremento della spesa pubblica tedesca. Ebbene, simili andamenti mostrano come finora «i rischi che il mercato vede con riferimento alla Germania e alla Francia sono considerati limitati ai quei Paesi».

Fonte: Il Sole 24 Ore