
Borse europee non più sottovalutate. Saranno gli utili a indicare la direzione
Sei mesi al cardiopalma per le Borse, vissuti all’insegna dell’alta volatilità, ma anche con due tendenze chiaramente identificabili: la capacità mostrata fino a questo momento dai listini azionari di assorbire gli shock che si sono presentati e la rimonta dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti. Due tendenze la cui sostenibilità resta sempre sotto esame, come ci ricordano da un lato le tensioni che stanno accompagnando l’escalation nel conflitto fra Israele-Iran e dall’altro la diffusa sensazione di una minor brillantezza dei mercati del Vecchio continente. Soprattutto al cospetto di una Wall Street che pare di nuovo in carreggiata dopo la sbandata che ha immediatamente seguito i proclami del Liberation Day.
L’aggiustamento dei listini
Qualcosa da inizio anno è in effetti nel frattempo cambiato, anche sotto l’aspetto delle valutazioni, e l’analisi di Intesa Sanpaolo basata sul modello proprietario Implied Medium-Term Growth (Imtg) lo conferma. Correggendo in parte da metà aprile in avanti la sbandata accusata nei mesi precedenti, la Borsa di New York è infatti tornata «leggermente sopravvalutata» quando si considerano le stime di crescita a medio termine (2028-2033) degli utili per azione implicita nei correnti prezzi di mercato.Il discorso vale per l’indice S&P 500 calcolato come di consueto sulla base della capitalizzazione delle singole società quotate, che sconta al momento una crescita media annua degli utili del 12% fra il 2028 e il 2023 non molto differente dal +11,9% medio indicato sempre su base annua dal consenso degli analisti per il 2025-27. Ma viene ribadito anche dalla versione equal-weight del principale indice di Wall Street, quella che assegna lo stesso spazio a ciascun componente e tende così a neutralizzare l’impatto dei titoli a maggior peso. L’Imtg raggiunge infatti in questo caso un valore di +9,2%, che per Intesa Sanpaolo è «sorprendentemente vicino» a quello dell’indice generale e indica che le big tech «hanno sì contribuito a gonfiare le valutazioni, ma meno di quanto si potesse prevedere». Dopo il rally che ha caratterizzato pur a fasi alterne l’anno in corso – e soprattutto l’impressionante e in gran parte inattesa sovraperformance relativa – anche l’Europa sta tuttavia al momento sperimentando una dinamica simile. Proprio questa sembra in fondo la vera novità delle ultime settimane, dato che per la prima volta dal luglio 2022, da quando cioè vengono pubblicate le statistiche Imtg, lo stesso indice EuroStoxx appare «leggermente sopravvalutato». La crescita annua degli utili 2028-33 è infatti stimabile attorno all’8,8% ed è ben più elevata rispetto al 6,7% di tre mesi fa, ma soprattutto al 2,1% della media storica decennale.
La situazione a Piazza Affari
Considerazioni simili si possono infine estendere anche alla stessa Piazza Affari, da sempre fanalino di coda del Continente quando si guardano le valutazioni relative. Per il Ftse Mib l’analisi di Intesa Sanpaolo mostra infatti adesso un Imtg positivo per il 4%, livello che è in decisa accelerazione se paragonato al +0,9% di tre mesi fa e ai valori storici, questi addirittura negativi per lo 0,8 per cento. Il merito di questo miglioramento va per la verità suddiviso fra l’espansione dei multipli (il rapporto fra prezzo e utili è salito da 10,9 a 12 volte) e la previsione di tassi a lungo termine più elevati ai quali vengono attualizzati i flussi di profitti attesi in futuro. La valutazione di Borsa italiana può comunque considerarsi adesso tutto sommato corretta, anche in questo caso per la prima volta dal 2022. L’idea che la fase favorevole per i mercati azionari, e in particolare l’attitudine dell’Europa a colmare il divario con gli Stati Uniti, sia ormai vicina al capolinea può dunque a buon ragione insinuarsi nella mente degli operatori. «Se all’inizio del 2025 il segnale del nostro modello Imtg era piuttosto univoco nell’indicare sopravvalutato l’indice S&P 500 e sottovalutati i listini europei, in particolare quello italiano, adesso gli spazi per ulteriori rialzi appaiono piuttosto limitati su ambedue le sponde dell’Atlantico», ammette Giampaolo Trasi, responsabile Equity & Credit Research di Intesa Sanpaolo.
Il ruolo cruciale dei profitti
La possibilità di un’ulteriore rivalutazione per Euro Stoxx e Ftse Mib, anche in termini relativi, dopo la brillante performance di entrambi degli ultimi sei mesi non è tuttavia da escludere a priori e dipenderà in modo cruciale dall’andamento e dalle prospettive degli utili aziendali per quest’anno e per il prossimo. «Per proseguire il rialzo è necessario a questo punto un carburante aggiuntivo – aggiunge a questo proposito Trasi – e la prossima tornata di trimestrali ci dirà se le società quotate hanno potuto superare indenni lo shock dei dazi commerciali imposti dall’Amministrazione Trump, o in quale misura ne abbiano risentito». Le indicazioni che provengono dal mercato restano al momento interlocutorie. Le stime di consenso I/B/E/S raccolte da Lseg indicano un incremento medio atteso su base annua degli utili realizzati dalle società che compongono l’indice paneuropeo Stoxx 600 del 2,2% per il secondo trimestre e dell’1,5% per l’intero 2025, che appare piuttosto modesto, soprattutto a confronto di quanto ci si aspetta per l’S&P 500 di New York (rispettivamente +5,6% e +8,4%). L’esperienza dimostra però che il fattore sorpresa è spesso in grado di fare la differenza e la stagione dei bilanci che prenderà il via nella seconda metà di luglio potrebbe davvero rappresentare il momento della verità.
Fonte: Il Sole 24 Ore