Borse, lunedì ad alta tensione tra Fed e Ucraina. Milano (-4%) la peggiore in attesa del Quirinale

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Le tensioni geopolitiche sul fronte ucraino e l’attesa sempre più nervosa per le indicazioni della Fed sui tassi d’interesse hanno piegato le Borse europee che, fin da inizio giornata colpite da un’ondata di vendite, hanno chiuso in profondo rosso, anche se sopra i minimi di seduta, in scia a Wall Street, ancora in calo dopo la settimana peggiore da marzo 2020. Il FTSE MIB di Milano è stato il peggiore, complice anche l’incertezza sull’elezione del futuro presidente della Repubblica, arrivando a perdere il 4,5% e scendendo anche sotto 26.000 punti, ai livelli di fine novembre scorso. Non è andata meglio alle altre piazze continentali, con il CAC 40 di Parigi, il DAX 40 di Francoforte, l’IBEX 35 di Madrid, il Ftse 100 di Londra e l’AEX di Amsterdam in profondo rosso. La Borsa di Mosca in caduta libera (-8% l’indice Rts) e il rublo ha perso nettamente posizioni verso il dollaro e l’euro.

Gli indici hanno allungato così la serie negativa iniziata la settimana scorsa tra l’attesa degli annunci della Federal Reserve e le preoccupazioni per l’escalation di tensione sulla crisi Ucraina, con il presidente americano Joe Biden che sta valutando la possibilità di inviare diverse migliaia di soldati americani, oltre a navi da guerra e aerei, da dislocare nei paesi dell’Europa orientale e dei paesi baltici membri della Nato. Ad ogni modo, la due giorni di riunione del Fomc, il braccio operativo della Fed, in calendario il 25 e 26 gennaio tiene banco. Gli analisti ritengono che l’istituto centrale opterà per lo status quo, ma dovrebbe fornire indicazioni sulle mosse di marzo, quando il costo del denaro dovrebbe essere ritoccato al rialzo, forse anche di 50 punti base.

In calo anche Wall Street

Andamento in netto ribasso a Wall Street, dopo i pesanti cali della scorsa settimana. Il Nasdaq cede circa 2 punti, dopo avere perso il 7,6% nella precedente ottava, registrando la peggiore settimana dal marzo 2020 (la quarta consecutiva in calo), e sta vivendo il peggior inizio d’anno dal 2008 (-12% a gennaio). La scorsa settimana è anche finito in correzione, ovvero in calo di oltre il 10% dal recente record del 19 novembre. Dow Jones e S&P 500 hanno concluso la terza settimana consecutiva in calo, la peggiore dal 2020, con cali rispettivamente del 4,6% e del 5,7%.

A Milano tutti i titoli in calo, auto fanalino di coda

A Piazza Affari le vendite non hanno risparmiato nessuno dei titoli principali, a partite dal settore auto della “galassia” Agnelli-Elkann: a Milano Stellantis , Exor,Cnh Industrial e Iveco Group hanno registrato le perdite più consistenti. Inoltre, giorno di stacco degli acconti sul dividendo per Enel e Snam. Enel staccherà 19 centesimi per azione (per un rendimento del 2,7% sul prezzo di chiusura di venerdì 21), Snam di 0,1048 (2,05%). Attenzione su Eni, dopo l’annuncio che la controllata Var Energi AS sarà quotata alla Borsa di Oslo. L’operazione rientra nella strategia di Eni di valorizzazione dei propri asset al fine di liberare nuove risorse da allocare per l’accelerazione della strategia di transizione energetica. Occhi su Telecom Italia, dopo che nei giorni scorsi Pietro Labriola è stato nominato amministratore delegato e nell’attesa che Iliad sveli il proprio ingresso nel fisso e nella fibra. Ma il settore tlc è sotto i riflettori soprattutto per le indiscrezioni relative alla possibile combinazione delle attività italiane proprio da parte di Iliad e di Vodafone. Infine, male Diasorin nel giorno in cui l’a.d. Carlo Rosa è stato rinviato a giudizio per l’ipotesi di reato di insider trading.

Su stallo Quirinale operatori alla finestra

Lo stallo sulle elezioni del Presidente della Repubblica non preoccupa per il momento gli operatori finanziari poiché lo scenario ritenuto più probabile è quello di un passaggio di Mario Draghi da Palazzo Chigi a Palazzo del Quirinale, previo un patto sul Governo tra le forze politiche di maggioranza, oppure dell’individuazione di una figura di alto profilo per il ruolo di Capo dello Stato. Lo scenario di base, sottolineano gli analisti di Barclays, resta quello di un esito positivo o con Draghi eletto presidente e un governo di unità che prosegua nell’agenda del suo governo o con un presidente di carattere istituzionale con una maggioranza parlamentare molto ampia e il governo di Draghi che dura fino alla fine della legislatura nel 2023. Se la difficoltà dei partiti di trovare un candidato condiviso, alza le chance di Draghi come soluzione di ultima istanza, Barclays non nasconde comunque che lo stallo potrebbe anche aprire a un quadro non visto favorevolmente dai mercati con un Presidente della Repubblica eletto da una maggioranza contenuta con conseguenze anche per il supporto al Governo attuale. Per Equita, un secondo mandato di Mattarella resta l’opzione preferibile dai mercati, seguita dalla scelta di Draghi che darebbe certezza di un alto profilo per il settennato pur associato all’incertezza di breve, mentre un terzo nome potrebbe anche avere implicazioni potenzialmente negative.

Fonte: Il Sole 24 Ore