Borse, Shanghai apre a +0,10%, Shenzhen a +0,14%. Cina sempre più in deflazione
Le Borse cinesi hanno aperto la seduta poco mosse, sopra la parità: l’indice Composite di Shanghai è salito dello 0,10%, a 3.869,21 punti, mentre quello di Shenzhen ha segnato un progresso dello 0,14%, a quota 2.443,23.
Hong Kong e Tokyo in leggero rialzo
Anche la Borsa di Hong Kong ha aperto la seduta in territorio positivo: l’indice HANG SENG ha segnato nelle prime battute un rialzo dello 0,74%, a 25.628,95 punti.In Giappone, la Borsa di Tokyo ha iniziato gli scambi in lieve aumento, tentando un recupero dopo la drastica flessione del listino di riferimento segnata ieri, e nonostante la correzione degli indici azionari statunitensi, con gli investitori che attendono i numeri dall’inflazione in Cina. In apertura il NIKKEI 225 è avanzato dello 0,25%, a quota 46.962,68, con un guadagno di 115 punti. Sul mercato valutario lo yen ha guadagnato terreno sul dollaro a quota 151,80, e sull’euro a 176,10.
La Cina sempre più in deflazione, -0,3% prezzi al consumo
La Cina scivola sempre più in deflazione. I prezzi al consumo di settembre hanno segnato un calo dello 0,3% annuo, da -0,4% di agosto e contro stime a -0,1%. Su base mensile, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, il trend ha segnato un rialzo dello 0,1%, la metà dello 0,2% atteso e a fronte del dato invariato di agosto. I prezzi alla produzione, negativi ormai per tre anni consecutivi, hanno avuto un calo del 2,3% (-2,9% ad agosto), centrando le previsioni e il passo migliore da febbraio, in parte per le politiche di Pechino per contenere la guerra dei prezzi domestica, soprattutto nel settore automobilistico.
L’economia cinese continua a scontare alcune criticità quali le incertezze legate alla guerra commerciale con gli Usa, la debole domanda interna, la crisi del settore immobiliare e la disoccupazione giovanile in aumento. Il governo centrale ha lanciato la cosiddetta campagna ’anti-involuzione’ per frenare la concorrenza ’disordinata’ sui prezzi in settori che vanno dall’automobile ai pannelli solari, dalla consegna di generi alimentari alla logistica merci. Alcuni economisti hanno sostegno che l’iniziativa non sia destinata a durare e che alla fine la Cina debba trovarsi nella improcastinabile condizione di stimolare la domanda interna attraverso stimoli ad hoc e il riequilibrio del suo modello economico per posizionarsi su una crescita sostenibile.
La scorsa settimana, il Fondo monetario internazionale ha sollecitato Pechino ad aumentare la spesa per gli ammortizzatori sociali e a risanare il settore immobiliare, riducendo al contempo il sostegno alla politica industriale. La stretta sul mercato immobiliare, iniziata nel 2020 per contenere il debito esplosivo, ha portato a un crollo del settore, spingendo alcuni economisti a sottolineare che una deflazione radicata rischierebbe di replicare l’esperienza giapponese dove al crollo del mercato immobiliare all’inizio degli anni ’90 seguì un prolungato periodo di bassa crescita economica. I mercati, tuttavia, seguiranno con attenzione i lavori del quarto Plenum del Partito comunista (20-23 ottobre), convocato per valutare le eventuali politiche di sostegno ai consumatori nei suoi piani di sviluppo quinquennali a partire dal 2026.
Fonte: Il Sole 24 Ore