
Borse, Trump spegne le speranze di pace in Iran. Milano chiude a -1,3% con Unicredit in coda
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Si affievoliscono le speranza di una de-escalation in Medio Oriente, dopo che il presidente Usa, Donald Trump, ha abbandonato il G7 in Canada per un vertice di emergenza a Washington e ha invitato gli abitanti di Theran a evacuare la capitale. L’incertezza legata al contesto geopolitico contagia anche i mercati, con le Borse europee che chiudono in calo la seduta.
Così il Ftse Mib di Milano si allontana nuovamente dalla soglia psicologica dei 40.000 punti e termina in flessione dell’1,36%. Segno meno anche per il Cac di Parigi (-0,7%), il Dax di Francoforte (-1%), l’Aex di Amsterdam (-0,4%), l’Ibex di Madrid (-1,4%) e il Ftse 100 di Londra (-0,4%).
Wall Street giù su timori conflitto Israele-Iran
Wall Street chiude negativa. Il Dow Jones perde lo 0,70% a 42.125,80 punti, il Nasdaq cede lo 0,91% a 19.521,09 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,84% a 5.982,72 punti.. Nel frattempo, dopo che la Banca del Giappone ha deciso di lasciare i tassi d’interesse invariati a fronte dell’incertezza economica alimentata dalla guerra commerciale, sale l’attesa per la Federal Reserve, che mercoledì 18 giugno darà indicazioni sulla politica monetaria, con gli operatori che danno per scontato un mantenimento dello status quo. Rimane la paura per l’allargarsi del conflitto in Medio Oriente: alla vigilia l’ipotesi di un conflitto di breve durata ha preso forza dopo che, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’Iran si sarebbe detto pronto a porre fine alle ostilità con Israele e a riprendere i colloqui con gli Stati Uniti sul proprio programma nucleare. La decisione di Trump di lasciare il vertice del G7 in Canada ha però riacceso i timori sui prossimi sviluppi del conflitto.
A Milano Cucinelli il migliore, giù le banche
A Piazza Affari il migliore del listino principale è Brunello Cucinelli (+2,3%), con il fondatore che alla vigilia a margine dell’evento Pitti Uomo si è detto fiducioso sulle prospettive del marchio, nonostante le incertezze legate ai dazi. Tengono anche i petroliferi, trainati dal recupero del greggio in scia al riaccendersi dei timori per la situazione in Medio Oriente. Così, Saipem sale del 2,1%, ma fanno bene anche Tenaris (+1,6%) ed Eni (+1,1%), con gli investitori che guardano all’Accordo Quadro con Petronas che pone le basi per la creazione della nuova società a partecipazione congiunta, che gestirà gli asset in Indonesia e Malesia. Sul fronte opposto, scivolano le banche con Intesa Sanpaolo –(2,7%) e Unicredit (-3,6%), Il ceo, Andrea Orcel, durante la Ceo conference di Mediobanca (-1%) ha ribadito che l’istituto non potrà procedere con l’ops su Banco Bpm (-0,4%) senza chiarezza sul golden power e al momento non ci sono «movimenti in quella direzione». Il numero uno di UniCredit ha poi detto che la quota di Piazza Gae Aulenti in Generali (-1,2%) non è strategica e che l’istituto gradualmente la ridurrà fino a uscire dal capitale della compagnia. La joint venture con la turca Baykar, infine, non fornisce slancio a Leonardo, che termina in discesa dell’1,8%.
Euro/dollaro a 1,15, torna a salire il petrolio
Sul valutario, il dollaro ha recuperato leggermente terreno: dopo aver superato alla vigilia quota 1,16, ora il cambio tra euro e biglietto verde si attesta a 1,153 (1,582 al closing precedente). Le paure di un’ulteriore escalation hanno spinto nuovamente al rialzo il prezzo del greggio: il Wti resta saldamente sopra la soglia dei 70 dollari al barile (+2,8% a 72,3 dollari), così come il Brent (75,4 dollari, in rialzo del 3%). «La situazione è potenzialmente in grado di provocare un’ampia perturbazione, non solo del commercio petrolifero globale, ma anche del più ampio equilibrio geopolitico» commenta Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades. «In caso di ulteriore escalation, il prezzo del petrolio potrebbe aumentare notevolmente».
Fonte: Il Sole 24 Ore