
Boston, percorsi di storia e nobiltà nella città più nobile degli Stati Uniti
A Boston la democrazia ha radici profonde. Nella capitale del Massachusetts i toni dei Maga suonano ancora come surreali boutade più che esprimere l’anima della nuova politica statunitense, perché fra le sue strade si respira l’originario anelito americano alla libertà. Boston è stata la prima città del Paese ad avere una scuola pubblica, un parco pubblico, ed è separata solo da un ponte (anche pedonale) sul fiume Charles da Cambridge, dove si trova Harvard, la più antica università degli Stati Uniti, fondata nel 1636. È anche la città dove iniziò la Campagna per l’Indipendenza dalla Gran Bretagna, proclamata il 4 luglio 1776, di cui ricorrono i 250 anni nel 2026. «È un’occasione per ripensare all’importanza della democrazia – spiega Nat Sheidley, direttore dell’Old State House, un edificio del 1713, un tempo sede del governo coloniale e oggi minuscolo palazzo tra i grattacieli di Downtown -. Vorremmo che questo museo raccontasse la storia della nostra liberazione e fosse d’ispirazione per scriverne il prossimo capitolo». In una delle sale è stata allestita una mostra sulle sommosse più memorabili del Paese, dal Boston Tea Party del 1773 all’assalto al Congresso di Washington il 6 gennaio 2021. Provocazione? Dissenso pacifico, piuttosto. «Come vediamo oggi, la democrazia non può essere mai data per scontata, deve essere continuamente negoziata e reinventata», continua Sheidley.
Roccaforte della democrazia
Il Massachusetts è la culla della democrazia americana nonché la sua roccaforte. Due donne lo guidano per la prima volta: la governatrice Maura Healey è paladina dei diritti civili e dichiaratamente omosessuale, e Michelle Wu è la prima sindaca donna e asioamericana di Boston, che ha scelto di far frequentare ai figli la scuola pubblica. In risposta alle minacce di Washington di tagliare fondi e limitare gli ingressi degli studenti stranieri, il preside di Harvard, Alan Garber, al discorso per le lauree del 2025 ha dato il benvenuto agli ospiti e agli studenti «provenienti dal Paese e da tutto il mondo, come è giusto che sia». Già, come è giusto che sia. Boston è colta, aperta, da sempre inclusiva. La fluidità di genere è unanimemente riconosciuta, e non rappresenta certo un discrimine per trovare lavoro, che sia allo store Apple o alla reception di un cinque stelle. C’è posto per tutti, come rammenta l’abbraccio commovente in bronzo nel Public Garden tra Coretta Scott e il suo Martin Luther King, il cui sogno era di non essere mai più giudicati per il colore della pelle e, va da sé, per nessun altra diversità.
Dallo storico quartiere di Beacon Hill all’avanguardia di Seaport
Su un lato del parco si vede la Massachusetts State House, con la cupola d’oro realizzata nel 1798 su progetto di Charles Bulfinch, considerato il primo architetto-star d’America. Da lì comincia il quartiere di Beacon Hill, con le sue strade sgangherate e le facciate in mattoni rossi, primo nucleo di una città da sempre borghese, che ha scelto la strada del rinnovamento brutalista negli anni ‘50 e ‘60, poi quella dei grattacieli, fino a Seaport, il distretto che si è maggiormente sviluppato negli ultimi anni con locali pop-up, uffici e residenze, la sede di Amazon, il centro di ricerca Foundation Medicine, tante start up, e un calendario di eventi che vanno dai mercati a tema alle lezioni di yoga, salsa e arte. Tutto gratuito e per tutte le età. Come spiega Ariel Foxman, vicepresidente dell’area Brand & Experience di WS Development, «Seaport non si sovrappone a nulla, è sorto su un’area di parcheggi. Chi cerca qualcosa di nuovo, viene qui. E il nostro impegno è far capire che è un luogo stimolante e accessibile». In zona c’era già l’Institute of Contemporary Art, sempre all’avanguardia dalla sua fondazione, nel 1936, e oggi circondato da nuove attività e ristoranti sempre pieni, come il Woods Hill Pier 4 con la sua filosofia “dal campo al piatto”. L’idea di creare in quella zona di Boston un Innovation District è nata circa vent’anni fa quando furono sotterrate le strade ad alta velocità, liberando spazi edificabili. E ora è una realtà con i suoi edifici carbon free e il primo marciapiede in sublime cement, un materiale non inquinante inventato da una studentessa di Mit, che ha richiamato a Seport le autorità del Paese, compresa una delegazione dalla Casa Bianca.
Menù all’italiana, lobster roll e condivisione
Nell’America dei piccoli centri la sera si rientra a casa presto. Boston, invece, è piena di teatri, e trovare un biglietto per la partita dei Red Sox, come per il concerto di Lady Gaga, è un’impresa. Dalle 17.30 il bar al piano terra dello storico Hotel Newbury è gremito di intellettuali e professionisti. Lo stesso succede al Contessa, il ristorante che si trova al suo ultimo piano: drink fantasiosi, menù d’ispirazione italiana, lo skyline sullo sfondo. Come tutti i Leading Hotels of the World, questo albergo ha qualcosa di speciale: quando aprì, nel 1927, era il primo hotel della celebre catena Ritz Carlton negli Stati Uniti, ma anche il primo con i bagni in camera e servizi personalizzati come nell’alta ospitalità contemporanea. Anche al ristorante di Gordon Ramsay all’hotel Mandarin Oriental, nel cuore di Back Bay, si misura la vitalità della città: piatti divertenti, da condividere, che arrivano in un lampo e camerieri che, se provocati, ti intrattengono con una divertente mini stand up comedy a ogni portata.
Al The Raffles, l’ultimo hotel aperto nella categoria ultra lusso, si mangia un lobster roll squisito tra tende di velluto, composizioni floreali e vetrate alte due piani, ma per respirare l’atmosfera Old America l’indirizzo giusto è l’Eliot Hotel, con il portiere in livrea premuroso e sorridente che accoglie gli ospiti all’arrivo, le camere con il baldacchino e il sushi restaurant. Da lì si raggiunge a piedi il fiume Charles, palestra di canoisti e velisti. Si attraversa un ponte, e ci si trova a Cambridge, davanti al celeberrimo Mit, il Massachusetts Institute of Technology, con sciami di studenti che vanno e vengono: si può visitare, e superato l’androne maestoso si aprono i laboratori pieni di macchinari e formule.
Fonte: Il Sole 24 Ore