
Bper-Sondrio, con la fusione 800 uscite e 90 filiali in meno
Bper non perde tempo e prosegue spedita verso la fusione di Banca Popolare di Sondrio. E mette in cantiere uscite per 800 persone appartenenti al gruppo. La road map prevede che già il prossimo 5 novembre i Cda delle due banche procederanno all’approvazione del progetto di fusione, ferma restando «l’applicazione dei presìdi richiesti dalla disciplina per le operazioni con parti correlate». In quella data peraltro è prevista l’approvazione del resoconto intermedio di gestione consolidato al 30 settembre 2025, rispettivamente, da parte delle due banche.
Ovviamente il perfezionamento della fusione è subordinato all’approvazione del progetto di fusione da parte delle rispettive assemblee straordinarie, che però è scontato. Idem per il rilascio delle autorizzazioni previste dalla normativa da parte di Bce e Bankitalia. In conclusione la tabella di marcia è confermata e l’intero processo è previsto che si concluda «entro il primo semestre 2026», come sottolineato ieri dalla banca. Un messaggio in linea con quello pronunciato da tempo dal ceo Gianni Franco Papa che in un’intervista al Sole 24Ore aveva già anticipato di voler «puntare a completare la fusione entro aprile 2026, con decorrenza retrodatata al primo gennaio», e a «presentare un aggiornamento del piano industriale entro il semestre».
La fusione, considerata da Modena come una «leva strategica per accelerare la crescita e massimizzare la creazione di valore per tutti gli stakeholder», promette benefici rilevanti in termini di efficienza operativa, sinergie di costo e ampliamento del perimetro commerciale.
L’obiettivo è quello di integrare due realtà con radici solide e culture bancarie affini, dando vita a un operatore nazionale più competitivo e capace di affrontare le sfide del mercato.
La gestione delle risorse
La prima tappa concreta di questo percorso passa per la gestione del capitale umano. Il cda di Bper ha dato il via libera a un piano di uscite volontarie che coinvolgerà circa 800 dipendenti entro il 2026, anche attraverso l’utilizzo del Fondo di solidarietà. L’iniziativa, presentata come un’occasione di «ricambio generazionale», sarà costruita in stretto dialogo con le organizzazioni sindacali e punta a ridisegnare la struttura organizzativa in chiave più snella ed efficiente.
Fonte: Il Sole 24 Ore