Brafa cartina di tornasole della salute del mercato dell’arte

Brafa cartina di tornasole della salute del mercato dell’arte

Brafa, la decana delle fiere europee ha compiuto 70 anni, famosa per il suo eclettismo, essendo la prima fiera dell’anno ha un ruolo fondamentale per profetizzare l’andamento del mercato nel 2025. A fiera conclusa ne parla con Arteconomy24 il nuovo presidente della fiera belga Klaas Muller. L’arte moderna continua la sua discesa, l’antico invece si difende, soprattutto, grazie alle punte qualitative. Si cercano nuove nicchie di mercato e nuove eccellenze per variare e aumentare la proposta così come sempre più attenzione è rivolta ai collezionisti più giovani. La vera sfida è uniformare la normativa europea sulla vendita e la circolazione dei beni artistici in tutti i paesi Europa, per semplificare e rendere più competitivo il mercato e stabilizzarlo in una situazione geopolitica sempre più complessa e preoccupante. L’oracolo di Brafa è stato tutto sommato positivo che sia un buon segno per i prossimi appuntamenti fieristici internazionali?

Facciamo il punto su questa ultima edizione di Brafa a cavallo tra gennaio e febbraio?
L’edizione è stata un grande successo. Abbiamo accolto più di 70.000 visitatori, un record assoluto. Inoltre, c’è stato molto interesse da parte della stampa (nazionale e internazionale), anche le vendite sono state buone o molto buone secondo i resoconti che ci sono pervenuti. Penso – in tutta modestia – che la fiera sia stata anche ben organizzata, frutto di anni di esperienza.

Puoi raccontarci le vendite più significative, sia in termini economici che in termini di andamenti di mercato? In questa edizione, quali categorie hanno avuto i risultati migliori?
In genere, le vendite sono state buone o molto buone, come detto sopra. E prevediamo vendite anche nelle settimane e persino nei mesi successivi alla fiera. L’arte belga è piuttosto vivace a Brafa. Anche quest’anno, ci sono state diverse vendite importanti, tra cui un’opera di Emile Claus da Oscar De Vos. Si parla di circa 1 milione di euro. Nelle primissime ore della fiera, la Galleria Patrick Derom ha venduto gli acquarelli a china di Léon Spilliaert a prezzi che vanno da 150mila a oltre 1 milione di euro. La Galleria Raf Van Severen ha venduto una delle opere chiave di Gustave Van de Woestijne, “Adrienne De Zutter al violoncello”, 1920, a un collezionista straniero per una cifra compresa tra 300mila e 400mila euro. La Galleria Samuel Vanhoegaerden, che ha dedicato metà del suo stand a James Ensor, ha trovato acquirenti per diversi disegni e dipinti dell’artista, venduti per una cifra compresa tra 50mila e i 500mila euro. L’arte moderna sta attraversando un periodo leggermente più difficile, una tendenza che ha poco a che fare con Brafa ma che riflette la tendenza internazionale. Collezionisti e curatori di musei sono venuti alla fiera per arricchire la loro collezione e notiamo che sono disposti a pagare di più per opere d’arte di alta qualità, una tendenza ormai consolidata da tempo. Anche se quest’anno, si può percepire che le persone si prendono più tempo per pensare prima di acquistare opere d’arte che superano i 100mila euro. È un atteggiamento legato al clima geopolitico e alle tasse previste in alcuni paesi. Ci sono anche molti clienti più giovani che hanno meno familiarità con la fiera e il mondo dell’arte; a volte hanno un budget più piccolo ma sono ugualmente importanti per Brafa: sono i clienti di domani e siamo felici di risvegliare l’interesse nei loro confronti.

Era la 70ª edizione, quali miglioramenti deve implementare Brafa per crescere ancora di più? 
Non è intenzione di Brafa crescere in ampiezza, ma piuttosto in profondità. Quindi non vogliamo rendere la fiera più grande in termini di numero di espositori, la fiera dovrebbe essere visitabile in un giorno. Vogliamo mantenere la qualità il più alta possibile, persino aumentarla e attrarre gallerie con altre specialità che attualmente mancano.

Fonte: Il Sole 24 Ore