Bresaola della Valtellina Igp, consumi in ripresa ma si prospetta un 2025 complicato

Bresaola della Valtellina Igp, consumi in ripresa ma si prospetta un 2025 complicato

Aumentano produzione e consumi della Bresaola della Valtellina Igp, che dopo qualche difficoltà di mercato affrontata negli anni passati, legata soprattutto all’inflazione che ha svantaggiato i salumi più pregiati e costosi rispetto ad altre tipologie, torna a registrare il segno più. Tuttavia il 2025 non si prospetta roseo, soprattutto a causa della scarsità della materia prima con conseguenti rialzi dei costi.

La ripresa della Bresaola nel 2024

Secondo i dati 2024 appena diffusi del Consorzio di tutela, la produzione ha superato le 12.600 tonnellate (+6,5% sul 2023), e il valore al consumo ha fatto segnare un rialzo analogo a 480 milioni di euro. In crescita anche l’export delle 14 aziende certificate dall’Organismo di controllo Csqa, che rappresenta il 5% della produzione, con un valore di 14 milioni di euro (+4,6%), pari a 632 tonnellate di Bresaola vendute oltreconfine, «nei Paesi Ue (72% del totale in aumento del +3,2% rispetto al 2023) ed extra Ue (28% del totale in aumento del +8,5% rispetto al 2023), dove spiccano diversi paesi del Medio Oriente, soprattutto nei paesi di religione islamica», commentano dal Consorzio.

Meno carne europea e import più caro

Nonostante i dati attuali mostrino una netta ripresa del comparto, le preoccupazioni tra i produttori restano elevate a causa di una diminuzione di materia prima di origine europea. «Tale calo – spiegano dal Consorzio – ha determinato un impatto significativo sull’approvvigionamento del settore: se infatti nel 2023 la quota di carne bovina proveniente dai Paesi dell’Unione aveva raggiunto il 30%, nel 2024 si è ridotta al 22% e si prevede il proseguimento di questo trend negativo anche nel 2025. La crescente difficoltà nel reperire questo prodotto all’interno dell’Ue sta dunque costringendo i produttori a fare sempre più affidamento sulle importazioni extraeuropee, soggette a gravose barriere tariffarie. Infatti, le licenze Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade), che consentono l’importazione di carne con un dazio agevolato del 20%, sono vincolate a volumi fissi e non modificabili. A causa dell’attuale carenza di materia prima, queste licenze non vengono più utilizzate esclusivamente per l’importazione di tagli pregiati — come la fesa destinata alla produzione di bresaola — ma anche per una gamma più ampia di parti destinate, per esempio, alla produzione di hamburger».

Di conseguenza, il ricorso al regime extra-Gatt è ormai quasi inevitabile, «con un impatto economico significativo, dal momento che in questo caso l’aumento complessivo del costo della materia prima può raggiungere il 50% rispetto al suo prezzo iniziale». Un peso economico – sottolineano da Sondrio – «che mette seriamente a rischio un comparto cruciale per l’economia valtellinese. È quindi indispensabile adottare misure mirate per garantire l’approvvigionamento delle oltre 34.000 tonnellate di fesa bovina necessarie a sostenere la produzione del distretto».

Fonte: Il Sole 24 Ore