
Broadcom, il colosso dei chip atteso al test della trimestrale
Attesa questa notte al Nasdaq: Broadcom, uno dei giganti nel settore semiconduttori e infrastrutture IT, renderà noti i suoi ultimi risultati finanziari. Gli analisti stimano una crescita annua dei ricavi che potrebbe sfiorare il 20-25%, sospinta dall’integrazione di VMware e dal boom della domanda di tecnologie legate all’intelligenza artificiale. In particolare, è attesa una ripresa robusta dei margini operativi, che dovrebbero attestarsi attorno al 40-42%, segnando un ritorno graduale verso i livelli pre-acquisizione VMware, anche se ancora sotto il picco del 45% raggiunto nel 2023. Il gross margin, dopo il calo al 63% registrato nel 2024, è previsto in risalita intorno al 68%, un segnale di mix ricavi più favorevole.
Anche la generazione di cassa sarà osservata con attenzione: nei primi due trimestri dell’anno fiscale Broadcom ha già prodotto miliardi di free cash flow, restituendo dividendi generosi e riacquistando azioni proprie. Gli investitori guardano anche alla guidance: se il management confermerà l’obiettivo di sinergie post-VMware, circa 8-9 miliardi di EBITDA pro-forma in tre anni, il titolo potrebbe rafforzare la sua corsa. Molto dipenderà anche dal contributo dell’AI infrastrutturale, sempre più centrale nella strategia dell’azienda. Insomma, l’appuntamento di questa notte è carico di aspettative e potrebbe segnare l’inizio di una fase nuova di fiducia.
Dietro la vetrina dei risultati trimestrali c’è una strategia articolata
Broadcom non compete nel fronte consumer con chatbot o applicazioni visibili, ma costruisce i muscoli nascosti che rendono possibili quei servizi. Nei data center che ospitano ChatGPT, Copilot o Gemini, i suoi chip e le sue reti sono componenti cruciali. La società ha scelto di puntare con decisione sull’intelligenza artificiale infrastrutturale, progettando chip personalizzati per gli hyperscaler, i colossi del cloud che gestiscono i carichi di calcolo più imponenti. Si tratta di ASIC e XPU, acceleratori su misura che offrono prestazioni altissime e consumi ridotti rispetto alle GPU generaliste, grazie a un design mirato sulle esigenze specifiche di chi deve addestrare reti neurali gigantesche. In parallelo, Broadcom sviluppa soluzioni di rete come Jericho3-AI e tecnologie ottiche capaci di connettere migliaia di unità di calcolo, abbattendo i colli di bottiglia nei cluster AI.
Il secondo pilastro della strategia è l’espansione nel software infrastrutturale. L’acquisizione di VMware, completata nel 2023, ha trasformato Broadcom in un gruppo ibrido chip-software, con i ricavi oggi quasi equamente divisi tra i due segmenti. Il software è passato a pesare circa il 42% del fatturato, contro il 22% pre-acquisizione, e offre flussi ricorrenti stabili attraverso abbonamenti e contratti enterprise di lungo periodo. L’azienda ha scelto di concentrarsi su circa 600 clienti mission-critical, prevalentemente grandi realtà regolamentate, puntando sulla loro fedeltà e sulla difficoltà di sostituire soluzioni considerate fondamentali.
Terzo elemento, l’efficienza operativa. Broadcom ha una reputazione consolidata di disciplina sui costi. Ogni acquisizione viene seguita da un processo di razionalizzazione che riduce le spese ridondanti e riallinea i margini delle nuove divisioni agli standard del gruppo, storicamente molto elevati. L’obiettivo dichiarato dopo il deal VMware è raggiungere circa 8,5 miliardi di sinergie EBITDA entro tre anni, e già nei primi trimestri del 2025 si vedono i risultati: i margini GAAP, crollati al 26% nel 2024 per l’effetto degli ammortamenti, sono risaliti attorno al 39-42%.
Fonte: Il Sole 24 Ore