BTp Green a quota 58,5 miliardi. Fondi a treni, metro ed energia

BTp Green a quota 58,5 miliardi. Fondi a treni, metro ed energia

Con gli 11,5 miliardi raccolti nelle tre offerte di BTp Green dell’anno scorso lo Stato ha spinto gli interventi per la realizzazione della Metro C di Roma e per il rinnovo delle linee A e B, della M1, Me, M4 e M6 a Milano e per il completamento della linea 1 di Napoli (693,4 milioni, destinati anche ad altre città da Brescia a Rimini); ha finanziato con 476,6 milioni i lavori sul resto del trasporto pubblico locale, dai tram agli autobus; ha dedicato 3,54 miliardi agli investimenti nell’Alta Velocità, Torino-Lione compresa, e alle opere di manutenzione delle tratte ferroviarie ordinarie; ha distribuito 691 milioni di euro per gli interventi contro il dissesto idrogeologico e per la prevenzione degli incendi boschivi. E ha messo i fondi per il Superbonus di circa 30mila unità immobiliari, con 3,96 miliardi che si affiancano alle quote coperte dalle risorse comunitarie del Pnrr.

Un mare di titoli verdi

L’elenco delle spese coperte dal BTp Green, dettagliato nel nuovo rapporto diffuso ieri dal Tesoro per rendicontare le destinazioni dei fondi raccolti con l’anno scorso, aiuta a mostrare la veste concreta dei titoli di Stato verdi. Che non sono tali solo in virtù di una pennellata pensata per intercettare meglio la domanda internazionale degli investitori “ambientalmente impegnati” e caratterizzati dall’etichetta «Esg»; ma alimentano un filone di emissioni governative in cui l’Italia mostra di credere parecchio, nonostante le complessità regolamentari che impongono di collegare i finanziamenti a una serie di spese individuate da una fitta griglia di parametri ambientali e certificate ex post per rispettare gli standard.
All’atto pratico, il BTp Green gioca su un doppio terreno. Il primo è inevitabilmente quello finanziario, in cui il Tesoro svolge un ruolo di primissimo piano sulla scena internazionale come indicano i numeri della raccolta: nel calcolo aggiornato con le tre operazioni realizzate fra gennaio, marzo e giugno di quest’anno, sui mercati ci sono oggi titoli verdi italiani per 58,5 miliardi di euro. Volumi del genere, che portano l’Italia sul podio degli emittenti globali, contribuiscono a mantenere elevata la liquidità del bond, caratteristica classica di tutti i BTp e testimoniata da un differenziale fra i prezzi quotati in acquisto e in vendita (il bid-offer spread) che si mantiene saldamente in linea con quello dei titoli ordinari.

Spesa selezionata

Su questi presupposti, il BTp Green è diventato però anche un ingranaggio non marginale nel processo di qualificazione della spesa. Per la semplice ragione che i criteri di ammissibilità impongono di concentrare le risorse raccolte su una serie di interventi mirati, che mostrano in genere un moltiplicatore più ampio della media. Nonostante il debutto del Superbonus nelle spese finanziate con la raccolta 2024, che come sempre si rivolge anche a coperture relative ai tre anni precedenti, gli investimenti alimentati dai BTp Green dell’anno scorso hanno prodotto secondo le stime del Mef circa lo 0,8% del Pil italiano: cioè 17 miliardi, che rapportati agli 11,5 di raccolta restituiscono un moltiplicatore vicino a 1,5. Da lì sono nate circa 262mila unità di lavoro, a un ritmo che quindi viaggia intorno alle 23 posti per milione investito.

Trasporti ed energia in testa

Nel ventaglio delle destinazioni, i trasporti continuano ad assorbire la quota più rilevante (4,71 miliardi, il 40,5% del totale), seguita dall’efficienza energetica (4,06 miliardi, il 34,9%); più lontane si piazzano la tutela dell’ambiente e della biodiversità (1,061 miliardi, il 9,1%) e l’economia circolare (1,015 miliardi, l’8,7%). Completano il quadro i 652 milioni (5,6%) destinati alla ricerca, che si concentrano sui contributi dati a Crea, Ispra ed Enea ma si spingono fino al supporto alle nostre strutture in Artide e Antartide, e i 126 milioni (1,1%) indirizzati alle fonti rinnovabili per riscaldamento ed elettricità.
La geografia delle opere pagate con il BTp Green guarda soprattutto al NordOvest, che da solo assorbe il 30,1% delle risorse. Ma a disegnarla è un equilibrio realizzato da pressioni contrastanti, con il Superbonus o gli incentivi alle imprese che puntano a Nord e gli investimenti ferroviari che invece si spostano più a Sud. Perché è sempre la domanda a indirizzare le risorse, verdi o meno.

Fonte: Il Sole 24 Ore