Caffè, Illy lancia l’allarme prezzi: «Costo triplicato per colpa della speculazione»

Caffè, Illy lancia l’allarme prezzi: «Costo triplicato per colpa della speculazione»

«È un mondo diverso rispetto a quello cui eravamo abituati. È stato smantellato un ordine mondiale ed è stato sostituito da un disordine mondiale. Ma soprattutto non è nella volontà delle parti individuare un nuovo ordine. La situazione quindi è difficile da gestire, perché l’instabilità che crea si somma a quelle endemiche del momento, clima, immigrazione, tensioni sociali. Il rischio sistemico è aumentato tantissimo, un fenomeno che si aggiunge alle emergenze non prevedibili». Andrea Illy ha uno sguardo globale sul mondo, presidente dell’azienda di famiglia, nata nel 1933, che nel 2024 ha fatturato 630 milioni di euro, leader nel settore del caffè.

C’è un numero con cui, inoltre, si devono fare i conti: «Il costo della materia prima è cresciuto tre volte rispetto alla media storica. È un effetto della speculazione. C’è una finanziarizzazione dell’alimentazione che si realizza sulle spalle dei contadini e dei consumatori, un fenomeno che si è avviato negli ultimi decenni ma che oggi è sempre più forte», spiega Illy, che è anche co-Chair della Regenerative Society Foundation. Ed è proprio l’economia rigenerativa la parola chiave e il pilastro della sua strategia, da unire ad una necessaria resilienza: «Sono due componenti indispensabili per farsi condizionare il meno possibile dalle turbolenze del presente e guardare al lungo termine. Cambiando anche il modello di sviluppo: la nuova sfida è rigenerare l’ambiente. Non è solo un tema di sostenibilità, ma anche di competitività. Il modello attuale lanciato 150 anni fa ha creato uno sviluppo monetario, ma non condizioni di vivibilità. Occorre un modello che crei un ciclo virtuoso».

Non è solo teoria: Illy lo ha messo in pratica nella sua azienda, puntando sull’agricoltura rigenerativa già dal 2019 e i numeri sono la cartina di tornasole di come questa strategia funzioni. Illycaffè continua a crescere: il 2024 si è chiuso con un fatturato in aumento del 6% rispetto all’anno precedente, con una crescita in tutti i principali mercati, in particolare Italia, Stati Uniti, Spagna, Francia e Regno Unito. L’azienda ha sottoscritto un finanziamento da 124 milioni nel giugno 2024, cui si sono aggiunti altri 200 a luglio 2025, per supportare i propri piani di sviluppo, in particolare l’aumento della capacità produttive del polo di Trieste. Ma si guarda anche fuori confine. Era già nei piani, spiega Illy, un investimento negli Usa per potenziare la produzione locale, scelta, spiega, che non vuol dire necessariamente realizzare uno stabilimento, ma si può concretizzare anche rafforzando gli accordi oltre oceano.

«Era un progetto ci stavamo lavorando ancora prima dei dazi decisi da Trump. Oggi la situazione è ancora più complicata: la Ue ha dazi al 15, ma resteranno a questa cifra? E poi, visti dazi del 50% che gli Stati Uniti hanno imposto alle importazioni brasiliane occorre ragionare sui quali siano le scelte più opportune e convenienti. È tutto molto complesso». Sul 2025 Illy non si sbilancia citando numeri: «Faremo meglio dei budget previsti, ma sono budget difficili in questo scenario mondiale».

Fonte: Il Sole 24 Ore