Calabria al voto tra l’incognita alta velocità e un futuro vista Ponte sullo stretto

Calabria al voto tra l’incognita alta velocità e un futuro vista Ponte sullo stretto

Alta Velocità, sì-no?

Tiene banco il rebus dell’alta velocità: si farà o no? In Calabria è da considerarsi ancora un’opera strategica? Ed è sempre propedeutica alla realizzazione del Ponte sullo Stretto? Mentre Rfi continua a parlare di “itinerario strategico per la connessione tra il Nord e il Sud del Paese”, resta in ombra proprio il destino delle tratte calabresi, da Praia a Reggio Calabria: mancano svariati miliardi (17, 2) per completare l’opera. Ma l’ombra si dirada nelle dichiarazioni di Francesco Russo, fra i massimi esperti di mobilità e infrastrutture e di pianificazione ferroviaria ad alta velocità, docente di Ingegneria dei Sistemi di mobilità sostenibile all’università di Reggio Calabria, che ha chiara la situazione: «Basta consultare i documenti e i grafici della Commissione europea per capire che fino al 2050 per i tratti ferroviari da Praia a Reggio Calabria non si spenderà un centesimo. Non solo, alla fine tutto il tracciato di Av, presentato in Commissione Trasporti nel 2022, risulterà più lungo della linea convenzionale. Unico caso al mondo in cui l’Av non riduce le distanze temporali tra i terminali ferroviari estremi».

Ponte sullo Stretto, lato Calabria

Anche il Ponte sullo Stretto, lato Calabria, in questa fase molto preliminare, si misura con il territorio e la comunità di Villa San Giovanni, città direttamente interessata dai lavori, che rischia un completo smembramento del tessuto urbano. L’amministrazione comunale chiede alla società Stretto di Messina, che realizzerà il Ponte, «pozzi, desalinizzatori per l’acqua, un nuovo depuratore, la riqualificazione della rete idrica e fognaria insieme a quella dell’illuminazione, un accurato monitoraggio ambientale, viabilità alternative ed esclusive per i cantieri ed espropri a progetto esecutivo», come spiega Albino Rizzuto, assessore all’Urbanistica del comune.

Aiello, la discontinuità politica è un rischio

«Bisogna tener presente che l’economia calabrese è strutturalmente fragile. E la frammentazione amministrativa e la discontinuità politica ne aggravano ulteriormente le debolezze – fa notare Francesco Aiello, ordinario di Politica Economica al dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Unical -. Se è legittimo e necessario occuparsi di welfare innovativo e diritti fondamentali come sanità e mobilità, è altrettanto importante che la politica regionale comprenda le cause del proprio declino per elaborare una strategia capace di rendere attrattiva la Calabria, dando priorità a politiche selettive in grado di rafforzare le istituzioni, assicurare un uso efficace delle risorse pubbliche e sostenere investimenti in settori ad alta intensità di conoscenza, innovazione e capitale umano. Senza questa rivoluzione di metodo – avverte Aiello – la Calabria diventerà ancora più piccola, più povera e più assistita». Un colpo a Tridico, uno a Occhiuto.

Il piano di Unindustria Calabria

Ed è ai tre candidati alla presidenza della Regione che Unindustria Calabria proporrà nei prossimi giorni un documento in 10 punti con un piano per la Calabria. «La guerra lampo delle dimissioni di Occhiuto ci ha obbligati a un intervento tempestivo – afferma il presidente Aldo Ferrara – ma abbiamo chiara la rotta. Un piano export per le imprese che studi a fondo i mercati, un piano paesaggistico per le aree industriali e la loro riqualificazione per una maggiore attrattività, l’unione fra comuni per mettere insieme servizi e personale, una grande rigenerazione del sistema degli enti locali e poi le infrastrutture. Per noi l’Alta Velocità non è negoziabile. Ovviamente, al centro, poniamo la legalità».

Il mantra di Rubbettino, la cultura come leva per lo sviluppo

E in questa estate così anomala, se i territori hanno mantenuto salda la propria identità profonda – a parte l’innata capacità tutta calabrese di assorbire i colpi – è stato grazie a un’offerta culturale di grande qualità, che ha svolto efficacemente la funzione di coesione sociale: festival, mostre e dibattiti ancora riempiono le piazze. Più dei comizi elettorali. Del resto, è il mantra dell’editore Florindo Rubbettino: «La cultura come leva strategica per lo sviluppo». Così, all’interno di Carta, museo e parco d’arte contemporanea a Soveria Mannelli, Rubbettino e Lanificio Leo hanno fatto prove tecniche di futuro fra arte, tecnologia e memoria industriale nella nuova edizione di IndustriArti. Rilanciano nei prossimi giorni con la decima edizione di Sciabaca Festival. Nell’anfiteatro di Gallicianò, cuore della Calabria Greca, il regista Alessandro Serra ha portato il suo Edipo, tutto recitato in grecanico, lingua ancora usata – e studiata – nell’area ellenofona della regione. Ovunque si rileggono (e si riscrivono) Corrado Alvaro e Franco Costabile, Mario La Cava e Saverio Strati, il pensiero si fa più meridiano sotto la quercia di Africo con Gente in Aspromonte, mentre spopolamento e restanza (quella di Vito Teti) diventano temi universali. All’Hyle Book Festival di Taverna, nella Sila catanzarese, la letteratura, la musica e l’arte hanno ricamato sogni e foreste. A picco, sulle rocce di Capo Vaticano, nella casa dello scrittore Giuseppe Berto, si è svolto il rituale raduno di artisti e intellettuali in cerca del paradiso, e a San Lucido, sul Tirreno cosentino, il Fotografia Calabria Festival ha ospitato Silence is a Gift, immagini di Ciro Battiloro sull’intimità sofferta, ma anche vitale, di alcuni rioni del Sud. Partendo dal quartiere Santa Lucia di Cosenza Vecchia. In calendario, il programma è ancora fitto.

Fonte: Il Sole 24 Ore