
Caldo record, lo zero termico sopra i 5.000 metri: ghiacciai alpini e Mediterraneo a rischio
Sono tanti, almeno +3 o 4 gradi rispetto a quelli tipici del periodo e le cause sono tante: l’anticiclone africano che persiste troppi giorni e a più riprese, i venti che possono servire a mixare l’atmosfera che sono inesistenti o deboli, le poche precipitazioni, le ore di sole che sono al massimo attorno al 21 giugno.
Tutto concorre ad avere un mare importante, il Mediterraneo, molto caldo, anche perché, non dimentichiamoci che anche lui è quasi chiuso. Si amplificano quindi non solo le temperature e la sensazione di caldo, ma anche il rischio di fenomeni estremi, come temporali violenti e trombe d’aria quando l’aria fredda in quota riesce ad aprirsi un varco verso terra attraverso la cappa di calore.
Sappiamo già da qualche anno che l’aumento delle temperature del mare crea problemi importanti anche alla flora e alla fauna: proliferano in mare le specie tropicali a scapito di quelle autoctone, vedi granchi blu oramai presenti un po’ dappertutto, si moltiplicano le meduse e il tutto compromette le attività di pesca, con una buona mano data dall’uomo: nelle lagune e mari del Veneto sono quasi scomparse le sardine, usate per il cibo per cani e gatti. La fioritura di alghe e la mucillagine sono poi in netto aumento, con problemi per il turismo balneare.
Si è aperta quindi la discussione se questo giugno, con cui si apre l’estate 2025, sarà il più caldo o meno di sempre, tenendo bene a mente che le temperature le registriamo da qualche decennio solamente; quindi, possiamo sapere che nel 1300 e nel 1600 ci furono delle epoche di piccola glaciazione, temperature molto fredde, ma non possiamo sapere quanto fu esattamente la temperatura del giugno 1302, tanto per capirsi.
Per venire alle nostre città, le temperature che a Roma, Firenze, Bologna, Milano hanno toccato per giorni i 37-38 gradi, con un aumento incredibile di notti tropicali negli ultimi anni, ha fatto aumentare altrettanto la richiesta di energia per raffreddare, un effetto quasi parossistico, dato che la produzione di energia ovviamente non è gratuita in termini termodinamici. E non pare che nei prossimi giorni ci aspetti un brusco raffrescamento, soprattutto per quelle strane piccole zone delle città che sono isole di calore, peggiorate dall’uso indiscriminato di cemento e bitume.
Fonte: Il Sole 24 Ore