Campari, sequestrate azioni per 1,2 miliardi
Dopo l’inchiesta, il sequestro da un miliardo e 200 milioni, a valere sulle azioni ordinarie della Campari detenute dalla Lagfin. È la svolta delle indagini iniziate un anno fa, a Milano, sull’evasione fiscale a seguito dell’accorpamento delle holding del colosso mondiale degli apertivi.
Il provvedimento è stato notificato a borse chiuse, nei confronti della holding lussemburghese Lagfin, per il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante artifici» e per «responsabilità amministrativa delle persone giuridiche».
La vicenda
L’indagine, sviluppata dal nucleo Pef della Gdf di Milano, ha preso avvio da una verifica fiscale. Secondo la procura di Milano, che ha chiesto il sequestro, la famiglia Garavoglia non avrebbe versato la exit tax nell’operazione di fusione transfrontaliera tra Alicros, la precedente holding del gruppo fondato nel 1860, e Lagfin con sede in Lussemburgo – che controlla il 51,3% delle azioni e il 38,8% dei diritti di voto della olandese Davide Campari Milano NV. Accanto alla Lagfin rimane comunque operativa la filiale italiana, con sede nel capoluogo lombardo, per seguire l’organizzazione in Italia.
Gli anni al centro delle contestazioni, respinte dal gruppo proprietario dei più importanti marchi degli aperitivi (tra cui Bitter, Aperol e Crodino), sono quelli compresi tra il 2018 e il 2020.
La fusione tra Alicros e Lagfin è stata decisa nel 2018 dalla famiglia Garavoglia. Alicros era la società italiana che aveva il controllo diretto del gruppo; Lagfin era la holding lussemburghese che controllava la maggioranza di Alicros. Per avviare un processo di semplificazione – questo la spiegazione dei vertici – le due realtà sono state accorpate in un un’unica società con in pancia il 51% di Campari (oltre 4 miliardi in Borsa), trasferendolo in Lussemburgo.
Fonte: Il Sole 24 Ore