Canapa antica, rivoluzionaria e lussuosa nel progetto di Opera Campi

Canapa antica, rivoluzionaria e lussuosa nel progetto di Opera Campi

In una piazza di Frattamaggiore, in Campania, si erge una statua dedicata alla “canapina”, una donna che sorregge un fascio di steli di canapa. È tutto ciò che resta di un distretto che per secoli ha prodotto canapa tessile, uno dei più vivaci in un’Italia che fino agli anni Cinquanta è stata fra i primi produttori europei, e di più alta qualità, di fibra tessile ricavata da questa tenace pianta sorella del lino, che cresce spontanea, non necessita di irrigazione e immagazzina tonnellate di CO2. L’avvento delle più economiche fibre sintetiche, il susseguirsi di leggi anti-stupefacenti che pur in modo indiretto la interessavano, decretarono la scomparsa di quell’antica filiera.

A 650 km di distanza, nelle campagne parmensi, otto anni fa dei giovani imprenditori decidevano che proprio dalla riscoperta della canapa in chiave contemporanea avrebbe preso forma la loro azienda: Opera Campi, questo il suo nome, propone oggi una collezione di camicie, polo, T-shirt, pantaloni e accessori, dove la canapa è protagonista, realizzati fra Emilia Romagna, Lombardia e Toscana in collaborazione con aziende tessili d’eccellenza e altrettanto eccellenti artigiani. E ricreando così una piccola ma efficiente filiera della canapa.

«Abbiamo puntato sempre sulla massima qualità, proponendo prodotti che esaltassero le virtù della canapa (fra cui traspirazione, termoregolazione, resistenza, ndr), ma che fossero anche ricercati e possibilmente unici – spiega Beatrice Corazza, che oggi guida l’azienda con il marito Alberto Ziveri, suo fondatore -. Cercavamo dunque anche fibra di alta qualità, che purtroppo in Europa non è più disponibile, e dopo lunghe ricerche l’abbiamo trovata in Cina, nelle Black Lands».

I fili di canapa vengono lavorati a Prato e trasformati in tessuto da un’azienda in provincia di Varese. Particolari lavorazioni e ambiziosa ricerca tecnica hanno permesso a Opera Campi di ottenere tessuti di inedita morbidezza (la canapa è di solito piuttosto tenace) come il Burro Canapa (con cui viene fatto uno dei bestseller, la T-shirt da appena 98 grammi) e di sperimentare nuovi mix con piccole percentuali di fibre elastiche (Herotex) o con lana merino australiana (Lanapa). In giugno è arrivato il primo denim in 100% canapa: «Lanceremo presto una Burro Lanapa, dunque un mix ancora più morbido e leggero, e stiamo iniziando a sperimentare con il cashmere», aggiunge. La cura nel dettaglio coinvolge persino i bottoni, realizzati in una speciale lega metallica – la zama, composta da zinco in elevata percentuale, unito a piccole quantità di alluminio, magnesio e rame – considerata fra le più sostenibili dell’industria, e che vengono sotterrati per tre giorni conferire loro un peculiare aspetto che nessun trattamento galvanico riuscirebbe a creare. E per rendere resistenti i capi all’acqua si trattano con cera d’api.

Fonte: Il Sole 24 Ore