Carbone (Direttore Dia): «Il modello F24 è il nuovo kalashnikov della criminalità»

L’anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori è rappresentato senz’altro dai “colletti bianchi”, in quanto depositari del necessario know how giuridico e finanziario. Da alcune inchieste è emerso che essi stessi reclutavano tra i loro clienti quelli disponibili al risparmio fiscale “facile”. Abbiamo evidenze del coinvolgimento delle professionali legali, avvocati e notai, che per legge hanno un ruolo centrale in operazioni, come la cessione e l’affitto d’azienda ad esempio, che sono indispensabili nell’architettura dei sistemi di frode fiscale attuate attraverso le fatture false. La mafia senza l’impresa può fare poco.

È quindi superato il modello della classica estorsione col “pizzo”?

Il modello è ora molto più complesso e ha portato alla nascita delle imprese “a partecipazione mafiosa” o alla creazione di vere e proprie joint-ventures tra imprese legali ed imprese della mafia. Il caso più classico è rappresentato dalla trasformazione della figura dell’imprenditore “estorto” a quella dell’imprenditore colluso, che si rivolge all’organizzazione per rivendicare un minimo di spazio negoziale e/o per richiedere favori o appoggi di varia natura, ulteriori rispetto alla mera protezione passiva, ad esempio il recupero coattivo di crediti; regolazione coercitiva di conflitti sindacali; fatturazioni per operazioni inesistenti per evadere le imposte o per la realizzazione di frodi; disponibilità di capitali da impiegare nell’azienda, inserimento stabile in un sistema di controllo illecito di appalti. È del tutto evidente come l’utilizzo dei tradizionali metodi mafiosi oltre a non essere necessario risulta anche controproducente. Gli atteggiamenti intimidatori vengono ancora usati ma sono diretti all’eliminazione della concorrenza o al recupero di crediti insoluti.

Il credito d’imposta fittizio è una frode che colpisce direttamente il bilanci pubblici. Come si sviluppa questo fenomeno quando a compierlo sono le cosche?

I clan hanno altresì dimostrato di poter reclutare comodamente frotte di “fiduciari” e “teste di legno” italiani e stranieri nullatenenti, a cui intestare aziende, conti correnti, carte di credito e prepagate. Questa rete relazionale li favorisce poi nel reclutamento di professionisti compiacenti – ingegneri, architetti e geometri – chiamati ad asseverare falsamente, con imponenti cessioni dei crediti d’imposta fittizi derivanti da bonus edilizi, dal superbonus al sismabonus, i requisiti tecnici dei progetti di intervento, la loro effettiva realizzazione e la congruità delle spese. Senza contare che è emerso che le provviste illecitamente conseguite dalle cosche dalla cessione dei crediti d’imposta fasulli sono stati in alcuni casi reinvestiti nei traffici illeciti tradizionali, come il narcotraffico, oltre che per radicarsi nell’economia reale, come una vera e propria “metastasi” criminale che inquina l’ordine e la sicurezza economico-finanziaria.

Fonte: Il Sole 24 Ore