
Case di comunità «flop»: 660 attivate e solo 46 forniscono tutti i servizi ai cittadini
A neanche un anno dal traguardo del Pnrr a giugno 2026 l’ultimo Report Agenas sulla riorganizzazione delle cure sul territorio prevista proprio dal Piano nazionale di ripresa e resilienza è impietoso: certifica che sono solo 660 – sulle 1.038 da target europeo e sulle 1.723 strutture programmate nel complesso – le case di comunità “con almeno un servizio attivo”. Mentre appena 46 sono “complete” di tutti i servizi e della necessaria presenza di medici e infermieri.
Il Sud al palo
Un flop che interessa in generale il Paese ma che è drammatico al Sud: l’Agenzia dei servizi sanitari regionali nel suo Report a giugno scorso sul monitoraggio del Dm 77/2022 – che ha ridisegnato proprio l’assistenza extra ospedaliera – certifica nero su bianco il vantaggio delle regioni del Nord e lo stallo al Meridione anche nei servizi obbligatori nelle Case di comunità “hub”: servizi diagnostici di base, continuità assistenziale, punti prelievi risultano drammaticamente assenti nella parte bassa del Paese, così come del resto le altre voci come l’integrazione con i servizi sociali, le cure primarie erogate in équipe multiprofessionali, l’assistenza domiciliare e i punti unici di accesso.
Il punto nelle Regioni
In testa nell’attivazione di una Casa di comunità con almeno un servizio attivo, la Valle d’Aosta (tutte e quattro le Cdc programmate già attivate) su 4 il Friuli Venezia Giulia con 30 Cdc attive su 32 programmate, il Veneto con 63 su 99, l’Emilia Romagna (140 Cdc su 187), la Lombardia con 142 su 204, la Toscana con 70 su 157.
Mentre Abruzzo, Basilicata, Campania, Bolzano sono ancora oggi a zero strutture (monitoraggio, lo ricordiamo, al primo semestre dell’anno) e fanno poco meglio Calabria (2 su 63 Cdc), Molise (2 su 13), Puglia (1 su 123), Sardegna (27 su 80) e Sicilia (9 su 161).
Quando si guarda al personale in termini di presenza medica e infermieristica secondo quanto previsto dal Dm 77 però la musica cambia per tutti o quasi: ben 9 Regioni non centrano l’obiettivo con zero strutture e sono appunto Abruzzo. Basilicata, Calabria, Campania, Fiulia Venezia-Giulia, Bolzano, Bolzano, Trento, Puglia e Sardegna. Un quadro sconfortante, lontanissimo dal parametro standard: presenza medica di 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana nelle Cdc “hub” e di almeno 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana nelle Cdc “spoke”. Mentre per gli infermeri si richiedono almeno 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, nelle Cdc hub e almeno 12 ore al giorno (6 giorni su 7) nelle Cdc spoke.
La Regione che fa meglio da questo punto di vista è la Lombardia con 12 case di comunità comple di tutto, ma sulle ben 204 che ha programmato. Segue l’Emilia Romagna (8 Cdc con personale a pieno regime sulle 187 programmate) e la Toscana (7 su 157) e poi il Lazio con 5 case di comunità a pieno regime con tanto di medici e infermieri ma, anche qui, su 146 in cantiere.
Fonte: Il Sole 24 Ore