
Case green, potenziale alto per il biometano in rete
Una produzione da 5,7 miliardi all’anno al 2030. Che vuol dire poco meno del 10% dei consumi totali in Italia (circa 62 miliardi di metri cubi nel 2024) oppure, in teoria, un terzo scarso dei consumi delle famiglie. Sono gli obiettivi scritti nel Pniec, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che raccontano come quella del biometano sia già una strada molto concreta nella composizione del nostro mix energetico.
Guardano soprattutto in questa direzione, allora, le linee guida redatte dalla Commissione europea in attuazione della direttiva Case green quando parlano di decarbonizzazione della rete per raggiungere i target della Epbd. Tra le altre cose, al 2040 la direttiva punta ad eliminare le caldaie uniche alimentate da combustibili fossili.
L’impiego del biometano
Come spiegano proprio i documenti di Bruxelles, «il biometano può essere usato senza la necessità di modifiche nelle apparecchiature dell’utente finale». Può, cioè, sfruttare la stessa rete e le stesse caldaie utilizzate oggi. Dice così Pier Lorenzo Dell’Orco, amministratore delegato di Italgas Reti, la principale società operativa del Gruppo Italgas, «il biometano è un gas commercialmente disponibile, si produce già oggi, non è sperimentale ed è sostenibile anche dal punto di vista economico. Ha le stesse caratteristiche del metano, quindi non richiede alcun tipo di adeguamento impiantistico per essere ricevuto nelle infrastrutture esistenti».
Non è, insomma, una soluzione futuribile. In Italia sono 133 gli impianti di biometano, con una produzione annuale di circa 500 milioni di metri cubi. Siamo, quindi, sotto l’1% del totale dei consumi nazionali. Ma il potenziale di crescita è grandissimo. Ancora Dell’Orco: «Oggi è certamente la tecnologia sulla quale stiamo registrando maggiori segnali di effervescenza sul mercato, con un possibile grande impatto anche sul settore residenziale. I consumi delle famiglie sono circa un terzo dei 60 miliardi di metri cubi nazionali. Quindi, se parametriamo i quasi 6 miliardi del Pniec a questo livello, potremmo arrivare a coprire circa un terzo del fabbisogno delle nostre case».
Le criticità
Gli ostacoli, però, sono diversi. A partire dal sistema diagevolazioni. Attualmente sono attivi gli incentivi del Pnrr per il biometano che, però, presuppongono che gli impianti vengano messi in funzione entro giugno del 2026. Una scadenza che molti non riusciranno a centrare. «Se vogliamo concretizzare la previsione del Pniec – aggiunge Dell’Orco – bisogna pensare a una fase B con nuovi incentivi fuori dal Pnrr, che vada oltre giugno del 2026». Tra le altre cose, «potremmo prevedere un piano che premi la trasformazione degli impianti di biogas, meno efficienti, sui quali attualmente siamo tra i primi al mondo: ne produciamo 2,2 miliardi di metri cubi ogni anno».
Fonte: Il Sole 24 Ore